I numeri fanno paura. Entro la fine dell’anno i rifugiati sud-sudanesi in Uganda potrebbero raggiungere la cifra di oltre due milioni. Ciò che è pazzesco è però che questi numeri si sono prodotti non nei decenni, ma solo nell’arco di un paio di anni, da poco dopo l’inizio della guerra civile. Dunque un milione di rifugiati all’anno. Un ritmo insostenibile che non accenna a diminuire. Il Sud Sudan continua a sgocciolare profughi in Uganda.
Ma la guerra sud sudanese fa ben di più di ciò che sta facendo in Uganda e che oggi sta allarmando le grandi agenzie Onu e l’opinione pubblica mondiale. Dal dicembre del 2013, cioè da quando è scoppiata la guerra civile in Sud Sudan, questo paese ha distribuito fuggiaschi in tutti i paesi vicini: in Etiopia, in Kenya, soprattutto nel già martoriato Congo e anche nel vecchio nemico del nord, il Sudan di Omar Al Bachir.
In totale, tra quelli in Uganda e quelli negli altri paesi il Sud Sudan ha prodotto abbondantemente più di tre milioni di profughi. E ancora non è finita, perché poi ci sono gli sfollati interni che formalmente non rientrano nel computo dei rifugiati perchè sono scappati, si. Ma sono rimasti nel loro paese, senza casa, senza nulla, senza aiuti ma nel loro paese…
Insomma il Sud Sudan è uno dei più grandi produttori di rifugiati del mondo e, non si può non dirlo visto che il tema è di grande attualità, uno dei più grandi serbatoi del mondo di migranti che, prima o poi, prenderanno la strada del nord.
Ma perché i sud sudanesi hanno questa propensione a muoversi, questa vocazione a viaggiare? Manco a dirlo il motore di tutto questo attivismo è la guerra, una guerra assurda scoppiata poco prima del Natale del 2013. Un conflitto che ha bruciato sul nascere almeno 25 accordi di cessate il fuoco, e che oppone due personaggi che non vogliono sentire ragioni: il presidente Salva Kiir e il suo ex vice Riek Machar. Il primo di etnia Dinka, il secondo di etnia Nuer, entrambi non hanno esitato ad innescare l’arma più odiosa, quella etnica. Ora il conflitto è uno scontro frontale tra Dinka e Nuer. Il loro vecchio nemico del nord, Omar al Bachir, è accusato di crimini di guerra dalla Corte Internazionale ma loro no.
Loro si fanno forti delle immense ricchezze del loro paese: petrolio e le preziose acque del Nilo alle quali ambiscono le grandi potenze del pianeta: quelle emergenti asiatiche, le vecchie potenze coloniali, le monarchie del Golfo. Salva Kiir e Machar promettono a tutti concessioni, contratti appalti quando avranno vinto la guerra, naturalmente… Intanto producono profughi e ipotecano il futuro. Degli oltre tre milioni di rifugiati. Ben il 60% sono bambini.
(Raffaele Masto – Buongiorno Africa)