Il presidente del Sud Sudan, Salva Kiir, ha invitato gli oltre 2 milioni di rifugiati del Paese a rientrare nelle proprie case nel corso del primo incontro avuto a Juba con i loro rappresentanti dall’inizio della guerra civile, scoppiata nel 2013. “Mentre l’attuazione della pace si avvia verso la fase finale con le elezioni che metteranno fine al periodo di transizione, rimpatriare il nostro popolo dai campi nei Paesi vicini dovrebbe essere in cima alla nostra agenda”, ha detto Kiir.
Il presidente ha garantito condizioni di sicurezza alle persone intenzionate a tornare nel Paese e ha invitato i partner internazionali a sostenere il governo nell’azione di reinserimento dei rifugiati: “A quanti decideranno di tornare nelle loro aree di residenza, il governo fornirà sicurezza”.
“Allo stesso modo – ha aggiunto Kiir, citato dai media locali – a coloro che non possono tornare nelle loro aree di residenza, abbiamo parlato con le autorità negli Stati in cui si trovano i campi sfollati perché sia assegnata la terra per il loro reinserimento”.
Sono circa 2,2 milioni i rifugiati sud sudanesi presenti nella Repubblica Democratica del Congo, in Etiopia, Kenya, Sudan e Uganda. Il Sud Sudan conta quasi altri due milioni di sfollati a causa di conflitti e shock climatici.
L’Alto commissariato Onu per i rifugiati (Unhcr), insieme a 108 organizzazioni partner, ha lanciato un appello per 1,3 miliardi di dollari per proteggere e assistere 2,2 milioni di rifugiati sud sudanesi presenti nella Repubblica Democratica del Congo, in Etiopia, Kenya, Sudan e Uganda. Un appello lanciato “in un contesto di peggioramento delle prospettive economiche in tutta la regione, dal momento che le conseguenze a lungo termine della pandemia di covid-19 così come gli effetti della guerra in Ucraina hanno fatto salire i prezzi del carburante e del cibo e hanno fatto aumentare la disoccupazione”, si sottolinea nella nota diffusa dall’Unhcr.
L’aiuto richiesto, ha proseguito l’Unhcr, “sarà fondamentale per rispondere ai bisogni più immediati dei rifugiati nei Paesi ospitanti, anche in termini di alloggio, istruzione, assistenza sanitaria e alimentare”. L’agenzia Onu ha poi precisato che “donne e bambini costituiscono l’80% di tutti i rifugiati sud sudanesi nella regione”, per cui “è necessario dare priorità ai finanziamenti per i programmi di prevenzione e risposta alla violenza di genere”.