Sud Sudan: più di settecentomila rifugiati dal Sudan, “servono più aiuti”

di claudia
rifugiati

di Simona Salvi

Dopo l’inizio della guerra in Sudan, che ha causato oltre 10 milioni di sfollati, più di 680.000 persone sono fuggite in Sud Sudan, dove il sistema sanitario e l’assistenza umanitaria riescono a malapena a soddisfare i bisogni della popolazione. E’ quanto sottolinea Medici senza frontiere (Msf) in occasione della Giornata mondiale del rifugiato, aggiungendo che entro luglio si prevede che nel Paese 7 milioni di persone non avranno accesso a cibo a sufficienza. Per questo Msf chiede un aumento immediato degli aiuti salvavita per i rifugiati in Sud Sudan e per la popolazione locale che li accoglie.

Nel comunicato, Msf spiega che circa 13.000 rifugiati sono attualmente bloccati a Renk, città nello Stato di Upper Nile in Sud Sudan che si trova a circa 60 chilometri da Joda, la prima località oltre il confine da dove entrano le persone in fuga dalla guerra. “Le condizioni di vita delle persone in transito, che attendono di continuare il viaggio in Sud Sudan o di rientrare in Sudan, sono terribili e l’accesso a cibo, acqua, riparo, servizi igienici e assistenza medica è limitato – riferisce l’organizzazione – molti di coloro che arrivano al confine sono feriti e gravemente malnutriti, dopo aver camminato per settimane per raggiungere un luogo sicuro. Le agenzie umanitarie forniscono loro il denaro necessario per comprare cibo per una settimana, ma molte persone si ritrovano bloccate al centro di transito di Renk per settimane o addirittura mesi, in attesa di un mezzo di trasporto per proseguire il viaggio”.

A circa 300 chilometri da Renk, migliaia di rifugiati vivono nel centro di transito di Bulukat, vicino alla città di Malakal. Le équipe mediche di Msf hanno rilevato che la carenza di cibo, acqua, ripari e servizi igienici adeguati ha portato a un aumento di malattie come diarrea e infezioni respiratorie. Prima dell’aprile 2023, nel centro per il trattamento della malnutrizione dell’ospedale di Msf nella città di Malakal, ogni mese venivano ricoverati tra i 30 e i 50 bambini gravemente malnutriti. Dallo scoppio della guerra in Sudan, il numero di bambini gravemente malnutriti ricoverati nella struttura è aumentato del 200%. “La malnutrizione aumenta il rischio di infezioni, in particolare tra i bambini sotto i cinque anni che hanno maggiori probabilità di morire a causa di malattie come la meningite, il morbillo, la febbre gialla, il colera e la malaria”, è l’allarme lanciato dal dottor Eltigani Osman, coordinatore medico di Msf in Sud Sudan.

La carenza d’acqua in tutta la regione costringe le persone a usare l’acqua dai fiumi, esponendole a ulteriori rischi per la salute, soprattutto in una regione soggetta a epidemie di colera. Questi rischi sono destinati ad aumentare con l’avvicinarsi della stagione delle piogge, che si prevede causerà gravi inondazioni in tutta la regione, contaminando pozzi e ostacolando la risposta umanitaria. Inoltre, inondazioni sul lato sudanese del confine potrebbero spingere un numero ancora maggiore di persone a fuggire verso il Sud Sudan.

“La risposta umanitaria rimane inadeguata ai bisogni, in un contesto in cui il sistema sanitario è già sottoposto a notevoli tensioni – ha dichiarato Iqbal Huda, capomissione di Msf in Sud Sudan – chiediamo con urgenza ai donatori internazionali di stanziare fondi per rispondere ai bisogni dei rifugiati e della popolazione locale in Sud Sudan, incluso cibo, acqua, ripari, servizi igienici e cure mediche, nonché i mezzi per consentire alle persone di continuare il loro viaggio”.

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