“La fine delle restrizioni sull’arrivo di aiuti beneficerà molto la popolazione. Erano rimasti senza cibo e assistenza, erano praticamente alla fame!”. Monsignor Roko Taban, amministratore apostolico di Malakal accoglie così, parlando con la MISNA, la notizia che il governo del Sud Sudan ha decretato la fine di alcune restrizioni che impedivano di fatto l’invio di aiuti in aree controllate dai ribelli nello Upper Nile, di cui la città è capoluogo.
Ora gli aiuti umanitari potranno arrivare attraverso il fiume Nilo e anche tramite l’aeroporto della città, come non accadeva dalla fine di giugno. “La sofferenza – prosegue mons. Taban – è stata grande e il bisogno più grande è certamente il cibo, finora si mangiava quel che si poteva per sopravvivere, anche erbe selvatiche…”. L’arrivo degli aiuti non significa però la fine dell’emergenza spiega l’amministratore apostolico. Migliaia di persone sono fuggite nella boscaglia e in altri villaggi: per oro, prosegue il prelato “sarà difficile arrivare dove è distribuito il cibo e questo potrebbe anche non bastare”.
La fine delle restrizioni è stata annunciata proprio mentre ad Addis Abeba il governo del presidente Salva Kiir ha annunciato il ritiro dai colloqui con la principale fazione dei ribelli, guidata dal suo ex vice Riek Machar. Ufficialmente, la motivazione è la frattura che si è prodotta nel campo degli insorti, dove il ‘generale’ Peter Gadet ha dichiarato di non riconoscersi più nelle posizioni di Machar. Se lunedì non si raggiungerà un accordo di pace complessivo, il rischio è di sanzioni. “La popolazione del Sud Sudan è stanca di guerra, abbiamo sofferto abbastanza, si muore in combattimenti senza senso: quando è troppo è troppo!” continua però monsignor Taban. “I leader politici – è il suo appello – devono trovare un accordo e mettere fine alle sofferenze del popolo innocente!”.
(14/08/2015 – Fonte: Misna)