Sudafrica, a 30 anni dalla fine dell’apartheid in mostra le opere rimpatriate da sedici Paesi

di claudia
apartheid museum

Per celebrare i trent’anni dalla fine dell’apartheid in Sudafrica è aperta al pubblico a Johannesburg, presso l’Apartheid Museum di Johannesburg, una mostra dall’alto valore politico e identitario: esposte ci sono opere d’arte, manufatti e oggetti prodotti durante l’era dell’apartheid e rimpatriati dopo essere finiti in collezioni d’arte straniere.

Johannesburg celebra i 30 anni dalla transizione del Paese alla democrazia nel 1994 con una mostra aperta fino al 31 luglio presso il in collaborazione con il Museo dell’Apartheid. L’esposizione è il culmine degli sforzi della Fondazione Ifa Lethu, che ha riportato in patria più di settecento pezzi, rimpatriate da sedici paesi. L’iniziativa segue un’onda artistica e politica più ampia che si sta muovendo per tutto il continente, vedi il Benin e la Nigeria.

Le opere. testimonianza delle lotte all’ordine del giorno che i sudafricani neri hanno vissuto durante l’era dell’apatheid, come la segregazione razziale, trovano naturale esposizione assieme a quelle di alcuni dei più talentuosi artisti del Sudafrica contemporaneo.

Dumile Feni

Centrale nell’esposizione, riporta Africanews, un pezzo intitolato “For the Children” dell’artista e scultore sudafricano Dumile Feni, morto a New York nel 1991 prima di poter tornare in Sudafrica. Artisti come lui hanno lavorato nonostante il contesto fosse difficile, resistendo artisticamente e da diventare oggi un punto di riferimento per le le nuove generazioni. L’arte rifletteva il clima di allora: “In quel periodo, l’arte degli artisti neri non era considerata degna di essere inclusa nei musei, nelle gallerie o nelle collezioni aziendali o private sudafricane”, osserva la curatrice della mostra, Carol Brown.

Non era nemmeno facile per un artista sudafricano nero di quell’epoca procurarsi la formazione necessaria, né reperire il materiale per poter realizzare le proprie opere. “Per gran parte della loro vita, i materiali artistici, i libri e le mostre sono stati loro negati”, aggiunge Brown nel testo curatoriale.

La mostra è un’occasione unica per riflettere sul passato ma, anche attraverso il confronto con gli autori contemporanei, è anche un modo per osservare e comprendere la sua influenza sul presente e ridare valore all’arte “nera” ingiustamente messa da parte durante l’era della segregazione.

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