Sudafrica, al via il test di un vaccino anti Aids

di Enrico Casale
aids in africa

In Sudafrica è ufficialmente iniziato il test di un vaccino contro l’Hiv. Da mercoledì 29 novembre alcuni volontari hanno accettato di sottoporsi alla cura sperimentale. La notizia è stata diffusa oggi, 1° dicembre Giornata mondiale contro l’Aids. In Africa, il virus è ancora un’emergenza. Secondo Secondo i dati forniti da UnAids (agenzia Onu che studia la patologia), si stima che nel mondo 36,7 milioni di persone vivano con l’Aids (compresi 1,8 milioni di bambini). La stragrande maggioranza di esse abita in Paesi a basso e medio reddito, di queste 25,5 milioni di persone abitano nell’Africa subsahariana (19,4 milioni in Africa orientale e meridionale). L’esperimento che verrà condotto in Sudafrica suscita quindi molte speranze: in caso di successo, permetterebbe un passo avanti nella lotta contro quella che è ancora un’autentica epidemia.

Denominato HVTN 702, il vaccino sarà somministrato in quindici centri del Paese per 4 anni su 5.400 volontari di età compresa tra 18 e 35 anni. Il ritrovato si basa su un vaccino simile testato sette anni fa in Thailandia e che ha ridotto il tasso di infezione del 31,2%. Un’efficacia, tutto sommato, relativa, ma incoraggiante. Per questo motivo questo vaccino è stato potenziato e migliorato e, si spera, possa essere più efficace. Sebbene siano riluttanti a dichiarare i loro obiettivi, i ricercatori sperano che il tasso di efficacia raggiunga almeno la soglia del 50%. Se il vaccino sarà efficace, sarà comunque necessario attendere ancora alcuni anni affinché possa essere avviata la produzione.

Il Sudafrica è uno dei Paesi più colpiti al mondo dal flagello, con un tasso di prevalenza del 19,2%. Ogni giorno, mille persone vengono infettate. I trattamenti antiretrovirali hanno rallentato l’epidemia e hanno aumentato significativamente l’aspettativa di vita dei pazienti. Ma questi trattamenti sono accessibili solo a una piccola parte della popolazione già infettata.

«Lo sviluppo di un vaccino è essenziale – spiegano gli scienziati -. In Africa, i nostri metodi di prevenzione non funzionano sufficientemente bene e un ritrovato di questo tipo ci permetterebbe di ridurre alla radice il problema».

 

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