Il Sudafrica va alle urne per le elezioni presidenziali e parlamentari. Si arriva a questa consultazione in un contesto segnato da vicende come corruzione e disoccupazione. L’African National Congress, partito di Nelson Mandela rimasto al potere sin dal 1994, otterrà probabilmente la maggioranza, ma a fatica, come e forse più di cinque anni fa. Il partito è stato travolto da devastanti scandali di corruzione, mentre il tasso di disoccupazione nel Paese ha raggiunto il 27%, cosa che crea forte delusione in buona parte dell’elettorato.
Il leader dell’African National Congress, il presidente Cyril Ramaphosa, ha fatto campagna elettorale promettendo di fare pulizia nel partito. I sondaggi indicano che è una ipotesi plausibile che l’African National Congress ottenga il 56% dei voti (quindi ben meno del 62% di cinque anni fa, mettendo a rischio la leadership di Ramaphosa). Il resto dovrebbe perdersi fra la quarantina di altre formazioni in lizza per queste elezioni a turno unico in cui i consensi ottenuti dai partiti si traducono in seggi in Parlamento, che poi elegge presidente il capolista del partito vincitore.
Il fatto che il partito che fu di Nelson Mandela continui a perdere consensi è significativo in un Paese dove la grande maggioranza è costituita dalla popolazione nera e in cui quel partito è stato il protagonista dell’annientamento del sistema dell’apartheid. Di fatto le classi politiche che sono venute dopo Mandela (Thabo Mbeki, Jacob Zuma e ora Cyril Ramamphosa) non sono state capaci di realizzare quell’integrazione che i neri chiedevano e quel passaggio morbido di potere economico che Mandela auspicava. Oggi, chi lavora nelle miniere (da dove si estrae la ricchezza del paese) sono quasi esclusivamente neri che, tra l’altro, possono contare su paghe che sono rimaste estremamente basse. Il tasso di sieropositività all’Hiv è uno dei più alti di tutto il continente. E anche il tasso di delinquenza e insicurezza, soprattutto nelle città, è tra i più alti di tutta l’Africa.
Ecco il perché della inesorabile caduta dell’African National Congress che probabilmente uscirà dalle urne anche questa volta.
(Raffaele Masto – Buongiorno Africa)