Dieci leoni annoiati e in condizioni di sofferenza, costretti in gabbie e recinti asfissianti: è ciò che si vede nelle immagini e nei filmati condivisi da Wild@life, un’organizzazione tedesca che lavora in Africa a favore di biodiversità, clima, agricoltura e conservazione della fauna selvatica anche con azioni dirette per il recupero e il salvataggio degli animali.
I meravigliosi esemplari erano tenuti in cattività in un allevamento-lager in Sudafrica dove il loro triste destino sarebbe stato quello di essere uccisi per la cosiddetta “canned hunting”, ossia la “caccia in scatola” o “caccia in barattolo”. Sarebbero quindi a breve diventati prede per cacciatori di trofei la cui “soddisfazione” sarebbe stata quella di “cacciare” dei maestosi felini imprigionati in uno spazio alquanto ristretto che ne avrebbe reso decisamente facile l’uccisione.
Una competizione alquanto impari. Tali strutture mettono persino i leoni maschi in piccoli recinti per farli combattere tra loro e provocare loro cicatrici in modo da far sembrare il trofeo proveniente da un esemplare selvatico. Inoltre, il colpo mortale può essere anche sparato seduti comodamente nella propria auto.
Tra di loro vi era anche un leone solitario che non era abbastanza bello per essere venduto. Probabilmente sarebbe stato utilizzato per il commercio di ossa o per diventare parte di una medicina tradizionale asiatica. I volontari lo hanno tratto in salvo soprannominandolo Georges.
Ora i leoni si trovano in un santuario tutti insieme, vivono in maniera adeguata e “impareranno di nuovo a essere leoni” come hanno fatto sapere i volontari dell’associazione tedesca.