Sudafrica – Anche i vescovi contro le violenze xenofobe

di Enrico Casale
violenze xenofobe

I Vescovi sudafricani condannano le recenti ondate di violenza xenofoba che hanno insanguinato Durban, provocando la morte di almeno quattro persone. La Southern African Catholic Bishops’ Conference (SACBC) ha osservato con tristezza le violenze xenofobe a Durban che l’Arcivescovo del luogo, il Cardinale Wilfrid Napier, ha già condannato” afferma una nota firmata da Sua Ecc. Mons. William Slattery, Arcivescovo di Pretoria e portavoce della SACBC.
Le violenze sono esplose dopo che la stampa locale aveva riportato alcune affermazioni del re degli Zulu, Goodwill Zwelithini, secondo le quali gli stranieri dovevano andarsene dal Sudafrica. In seguito il leader tradizionale degli Zulu (al quale la Costituzione riconosce un ruolo simbolico e cerimoniale) aveva affermato che le sue parole erano state male interpretate.
“Mentre riconosciamo che le esternazioni da parte di Sua Maestà, il re della nazione Zulu, non hanno mai significato né previsto queste violenze, crediamo che debba condannare categoricamente gli atti violenti e diffondere pubblicamente il valore dell’ospitalità radicato nella cultura Zulu” afferma il messaggio.
All’origine delle violenze c’è una guerra tra poveri: su 50 milioni di abitanti, il Sudafrica conta 5 milioni di immigrati provenienti da Paesi in difficoltà come Somalia, Etiopia, Zimbabwe e Malawi, e persino da Cina e Pakistan. Con un alto tasso di disoccupazione si sono create forti tensioni tra autoctoni e immigrati, molti dei quali sono dediti al crimine. “Comprendiamo la rabbia della popolazione verso gli stranieri per ragioni legittime” scrivono i Vescovi. “Siamo però una nazione di pace, che ha vinto l’apartheid con un uso molto limitato della violenza ed un accordo che è stato raggiunto pacificamente”.
Il messaggio invita gli stranieri a non commettere crimini e avverte tutti ad un uso responsabile dei social media per evitare di diffondere messaggi di odio. I Vescovi concludono chiedendo al governo di intervenire per identificare chi incita agli scontri e ad affrontare “i problemi che generano il contesto di queste terribili violenze”.
(17/04/2015 Fonte: Fides.org)

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