Sale il bilancio delle violenze in Sudafrica, dove ieri mattina la conta dei morti è di 32 persone, oltre 20 solo nel KwaZulu-Natal, la provincia natale dell’ex-presidente Jacob Zuma. Ieri sera il ministro della Polizia Bheki Cele aveva affermato che i morti erano 10 e gli arrestati almeno 750 e secondo quanto riportano i media locali tra le vittime c’è anche un ragazzo di 15 anni, colpito al petto da un proiettile di gomma. Quattro agenti di polizia sono rimasti feriti.
Anche lunedì i rivoltosi hanno assaltato negozi e lanciato pietre alla polizia, mentre l’esercito ha schierato 2500 unità nella provincia di KwaZulu-Natal e nella provincia di Gauteng, dove si trova la città più grande del paese, Johannesburg.
“Siamo fiduciosi che le nostre forze dell’ordine siano in grado di svolgere il loro lavoro con successo. L’attuale situazione sul campo è sotto stretta sorveglianza e faremo in modo che non si deteriori ulteriormente”, ha detto Cele, avvertendo che i disordini provocano gravi carenze di medicinali e generi alimentari in tutto il Sudafrica. Finora i disordini sono stati limitati alle due province più densamente popolate del paese, Gauteng, dove si trova Johannesburg, la città più grande e centro economico del paese, e KwaZulu-Natal. Molte delle principali autostrade del Sudafrica sono state bloccate.
In un discorso alla nazione lunedì sera il presidente Cyril Ramaphosa ha descritto le violenze e le proteste come “senza precedenti” nei 27 anni dalla fine del regime di apartheid.
Le violenze si sono innescate con l’incarcerazione di Jacob Zuma, che dovrà scontare 15 mesi di carcere: ieri si è tenuta un’udienza virtuale presso la Corte costituzionale sudafricana, spiega il quotidiano sudafricano Mail e Guardian, durante la quale l’ex capo di Stato ha confermato la sua posizione, ovvero il vedere annullata la sua condanna a 15 mesi per oltraggio. Le 10 ore di discussione in udienza sono state dominate dall’insistenza dell’avvocato di Jacob Zuma sul fatto che gli siano stati negati i suoi diritti costituzionali”. Zuma, 79 anni, è stato condannato il mese scorso per aver sfidato un ordine della Corte costituzionale di testimoniare in un’inchiesta che indagava sulla corruzione durante i suoi nove anni in carica. La decisione di incarcerarlo è il risultato di procedimenti legali visti come una prova della capacità del Sudafrica post-apartheid di far rispettare lo stato di diritto, anche contro potenti politici.
I disordini sono scoppiati mentre l’economia del Sudafrica lotta per emergere dai danni causati dalla peggiore epidemia di covid in Africa, costringendola a imporre ripetutamente restrizioni alle imprese che hanno danneggiato una già fragile ripresa.
La crisi in corso potrebbe aver allargato il divario tra chi ha e chi non ha. La crescente disoccupazione ha lasciato le persone sempre più disperate. La disoccupazione è salita a un nuovo record del 32,6% nel primo trimestre di quest’anno.