Sudafrica: crimini dell’apartheid, riaperta l’inchiesta sulla morte del Nobel Luthuli

di claudia

A quasi 60 anni dalla morte di Albert Luthuli, storico leader del movimento anti-apartheid e Premio Nobel per la Pace, un tribunale ha aperto una nuova inchiesta giudiziaria per far luce sulle circostanze del suo decesso, inizialmente classificato come “accidentale”. La prima inchiesta, condotta nel 1967, concluse che Luthuli era stato investito da un treno mentre camminava lungo i binari nella località di Groutville, nell’attuale KwaZulu-Natal, dove era confinato e privato dei diritti politici. Ma attivisti e familiari hanno sempre messo in dubbio la versione ufficiale, sostenendo che l’incidente fosse una copertura per un omicidio orchestrato dal regime dell’apartheid.

La National Prosecuting Authority (Npa), autorità giudiziaria sudafricana, ha dichiarato che presenterà nuove prove per cercare di annullare le conclusioni dell’indagine originaria, che all’epoca escluse ogni responsabilità penale da parte di ferrovieri o altre persone. I dettagli delle nuove evidenze non sono stati resi noti.

Il nipote del leader defunto, Sandile Luthuli, ha dichiarato a Bbc che l’inchiesta del 1967 fu “un insabbiamento pensato per proteggere il governo dell’apartheid” e ha espresso fiducia nell’indipendenza del sistema giudiziario attuale. “Ci auguriamo di ottenere giustizia, sia sul piano della verità storica, sia su quello della responsabilità penale”, ha affermato. Anche un altro nipote, Albert Mthunzi Luthuli, ha accolto favorevolmente la riapertura del caso, pur lamentando che molte delle persone sospettate di coinvolgimento siano ormai decedute, riferisce Bbc. Ha inoltre criticato la Commissione Verità e Riconciliazione (Trc) per aver, a suo dire, deluso molte famiglie di vittime concedendo amnistie a responsabili di omicidi politici.

Luthuli, all’epoca della sua morte, era presidente dell’African National Congress (Anc), all’epoca fuorilegge. Ricevette il Premio Nobel per la Pace nel 1960 per la sua opposizione non violenta all’apartheid, anticipando di decenni la fine del regime segregazionista, che sarebbe poi crollato nel 1994 con l’avvento delle prime elezioni democratiche.

Parallelamente al caso Luthuli, è stata riaperta anche l’inchiesta sulla morte dell’avvocato Mlungisi Griffiths Mxenge, ucciso nel 1981 con 45 coltellate. Il procedimento, inizialmente fissato per ieri, è stato rinviato al 17 giugno. L’inchiesta originaria non identificò i colpevoli; solo nove anni dopo, il membro di una squadra segreta dell’intelligence militare, Butana Almond Nofemela, confessò l’omicidio e quello di altri attivisti.

Nofemela e due ex colleghi – Dirk Coetzee e David Tshikalange – furono riconosciuti colpevoli nel 1997, ma ottennero l’amnistia dalla Trc prima dell’avvio del processo penale. Secondo il ministero della Giustizia, la riapertura dell’inchiesta è giustificata dalla scoperta di “informazioni critiche” non presentate alla Trc.

In Sudafrica, le inchieste giudiziarie servono a determinare le cause della morte di una persona e a stabilire eventuali responsabilità penali. I casi Luthuli e Mxenge segnano un nuovo tentativo di fare piena luce su episodi oscuri dell’era dell’apartheid. 

Condividi

Altre letture correlate: