Sudafrica – In marcia contro la xenofobia

di Enrico Casale
Immigrati in Sudafrica

“La manifestazione si è svolta tranquillamente, l’atteggiamento della gente è stato costruttivo e non ci sono stati problemi di nessun tipo”. Paul Verryn, vescovo metodista, da anni impegnato al fianco dei migranti, è tra le personalità che oggi nel centro di Johannesburg, hanno dato vita a un’affollata marcia contro la xenofobia. L’evento è stato organizzato in risposta alla recente ondata di violenze che, anchein questa città, ha preso di mira gli stranieri di origine africana residenti in Sudafrica.
Alla marcia, sostiene Verryn parlando alla MISNA “hanno partecipato tra le 10.000 e le 15.000 persone”. Stime più basse, intorno ai 5.000 presenti, sono state riportate dalla stampa. A sfilare, anche autorità locali come il sindaco di Johannesburg e il premier della provincia del Gauteng, David Makhura. Proprio lui si è rivolto ai manifestanti, spiegando che ogni attacco contro gli stranieri “è un attacco ai noi stessi”.
A far salire la tensione a Johannesburg era stato soprattutto l’assassinio di un cittadino mozambicano nella township di Alexandra: qui il governo nazionale aveva annunciato di voler dispiegare l’esercito, protagonista poi di un raid della durata di qualche ora, insieme alla polizia, nella giornata di ieri.
“Quel che è successo ad Alexandra è stato inquietante per tutti, la popolazione era in ansia”, spiega Verryn. L’annuncio dell’invio dell’esercito, continua “è stato un messaggio ai responsabili delle violenze, per indicare che il governo vuole prendere sul serio il problema”. Tuttavia, precisa il religioso, “spero che questo provvedimento non duri a lungo, che non si continui così anche nei prossimi giorni”.
Quello che è necessario, sostiene Verryn, “è affrontare la profonda disuguaglianza della società sudafricana” perché “la rabbia che si è espressa negli attacchi ha radici profonde”. Secondo un dato citato dallo stesso vescovo metodista “15 milioni di persone ogni giorno vanno a dormire affamate” in Sudafrica, una circostanza che rischia di diventare “una vera bomba a orologeria”.
(24/04/2015 Fonte: Misna)

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