di Andrea Spinelli Barrile
Urne aperte in Sudafrica: oggi, 29 maggio, nel Paese arcobaleno si tengono quelle che gli esperti hanno definito le elezioni più serrate dal primo voto democratico post-apartheid, nel 1994.
Ci sono oltre 27 milioni di elettori registrati nel Paese, che conta circa 62 milioni di persone, che voteranno per i legislatori delle legislature provinciali e per i 400 membri del Parlamento, noto come Assemblea Nazionale. Non meno di 70 partiti politici sono in lizza per la corsa elettorale, tra cui i principali sono l’African national congress (Anc, il partito che fu di Mandela e che è al potere dal 1994), l’opposizione Democratic alliance e il partito Economic freedom fighters (Eff): il Sudafrica aderisce ad un sistema di rappresentanza proporzionale in cui gli elettori scelgono i partiti e ottengono seggi in parlamento. I legislatori poi eleggono un presidente.
È la prima volta nella storia del Paese che l’ex presidente dell’Anc, che governa il Sudafrica da quando ha ottenuto la democrazia nel 1994, sarà alla guida di un partito di opposizione per sfidare il suo ex partito politico: Jacob Zuma, 82 anni, ex leader dell’Anc che ha prestato servizio per due mandati, sostiene il partito politico Umkonto We sizwe (Mk), visto come una minaccia per il partito del defunto Nelson Mandela, ma è stato escluso dalla corsa elettorale per una condanna penale. La sua faccia e il suo nome, essendo l’esclusione arrivata troppo tardi, saranno comunque sulle schede elettorali.
Sondaggi d’opinione e analisti politici prevedono che l’Anc potrebbe non superare la soglia del 51% richiesta affinché un partito vinca e governi senza una coalizione: il partito, che attualmente ha 230 seggi in parlamento, si è assicurato più del 60% in tutte le elezioni dal 1994, escluso il 2019, quando la sua quota è scesa al 57,5%. Questa volta potrebbe andare anche peggio, ma non secondo il presidente Cyril Ramaphosa, che nel chiudere la campagna elettorale del partito, sabato, ha detto che “l’Anc è amato in Sudafrica, per questo uscirà vittorioso”.
Il tasso di disoccupazione del Sudafrica è attualmente pari a poco meno del 33%, il più alto del mondo, ma arriva quasi al 50% nelle fasce più giovani della popolazione: questo è stato uno dei principali problemi della campagna elettorale, in cui ciascun partito ha promesso di ridurre la disoccupazione. Le questioni principali attorno alle quali si è articolata la campagna elettorale riguardano proprio i dati della disoccupazione e i sussidi pubblici ai disoccupati, la crisi energetica che colpisce l’economia del Paese imponendo misure come il razionamento dell’energia elettrica e l’immigrazione, un tema molto caro in particolare agli Eff di Julius Malema ma in realtà toccato da tutti i partiti, che hanno anche sollevato la questione dei migranti privi di documenti che entrano nel Paese dai vicini paesi africani e asiatici, che accusano di sottrarre imprese e posti di lavoro ai cittadini sudafricani.