Sudafrica, la nuova legge sull’istruzione e le ferite della storia

di claudia
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di Maria Scaffidi

Una nuova legge sull’istruzione in Sudafrica ha suscitato accese polemiche, mettendo in evidenza le tensioni linguistiche e razziali che ancora attraversano il Paese.

La Basic Education Laws Amendment Act, firmata dal presidente Cyril Ramaphosa inn questi giorni, è al centro di un dibattito che coinvolge politici, attivisti e comunità linguistiche. I critici sostengono che la legge mette in pericolo l’istruzione in afrikaans, mentre per altri rappresenta un passo necessario verso l’inclusività e l’equità nel sistema scolastico.

Il presidente Ramaphosa ha concesso ai partiti della sua coalizione tre mesi per proporre alternative a due sezioni chiave della legge, che danno ai funzionari provinciali il potere di modificare le decisioni di ammissione delle scuole e di imporre l’insegnamento in più lingue ufficiali. Queste disposizioni sono state accolte positivamente da chi sostiene che siano essenziali per impedire alle scuole pubbliche di usare la lingua come strumento di esclusione razziale. “Abbiamo visto casi di studenti a cui è stato negato l’accesso alle scuole a causa delle loro politiche linguistiche”, ha affermato Ramaphosa, sottolineando l’obiettivo di creare un sistema educativo più equo ed efficace.

Dall’altra parte del dibattito, il Democratic Alliance (DA), secondo partito più grande e rappresentante in gran parte della popolazione bianca, ha minacciato azioni legali se la legge non proteggerà l’istruzione nella lingua madre. “Le scuole di lingua afrikaans costituiscono meno del 5% delle scuole del Paese”, ha dichiarato John Steenhuisen, leader del DA e ministro dell’Agricoltura. “La loro esistenza non contribuisce alla crisi dell’istruzione, e trasformarle in scuole bilingue o di lingua inglese non aiuterà a migliorare la qualità dell’istruzione per gli studenti sudafricani”.

Cyril Ramaphosa
Il presidente Cyril Ramaphosa

Una storia complessa

L’afrikaans ha una storia complessa in Sudafrica, essendo nato dall’incontro tra coloni olandesi, schiavi africani e asiatici, e popolazioni indigene. Durante l’apartheid, la lingua divenne simbolo del dominio della minoranza bianca, un’associazione che continua a pesare sul suo uso nelle scuole. La controversia sulla nuova legge riflette il persistente legame tra lingua e identità culturale, soprattutto in un Paese ancora segnato dalle disuguaglianze razziali e socio-economiche. Sebbene l’afrikaans abbia adottato parole da altre lingue, tra cui il tedesco e le lingue khoisan, si stima che il 90-95% del vocabolario dell’afrikaans sia di origine olandese.

Secondo i dati dell’ultimo censimento, il numero di sudafricani che parlano afrikaans a casa è aumentato da 5,9 milioni nel 1996 a 6,6 milioni nel 2022. Tuttavia, in valori assoluti, la percentuale della popolazione che parla afrikaans è scesa dal 14,5% al 10,6%, alimentando le preoccupazioni di alcuni gruppi che temono la perdita della lingua, della cultura e dell’identità afrikaans.

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La Costituzione sudafricana garantisce il diritto all’istruzione in una lingua ufficiale a scelta, dove “ragionevolmente praticabile”. Le lingue ufficiali riconosciute dalla Costituzione del 1996 sono 12. Tuttavia, molti esperti ritengono che la mancanza di risorse statali renda ancora lontano il sogno di un’istruzione nella lingua madre per molte comunità. Nel frattempo, la maggior parte dei bambini sudafricani continua a faticare a scuola con punte dell’80% di bambini che ancora a 10 anni non sono in grado di leggere bene.

Questa nuova legge si inserisce in un contesto in cui l’accesso a un’istruzione di qualità è ancora profondamente stratificato. Le scuole migliori, spesso eredità dell’epoca dell’apartheid, rimangono appannaggio di una minoranza, mentre la maggior parte dei bambini frequenta scuole con scarse risorse e risultati educativi insoddisfacenti.

La questione della lingua nelle scuole sudafricane è dunque molto più di un dibattito su politiche educative: è uno specchio delle tensioni storiche e delle sfide attuali del Paese. La strada verso un sistema educativo davvero inclusivo e equo appare ancora lunga e complessa.

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