Il Sudafrica, che da solo detiene più della metà dei contagi da coronavirus del continente, ha da poco superato il picco della violenta terza ondata, causata dalla variante Delta, che ha messo in ginocchio il Paese e ha lasciato una popolazione indebolita, frustrata e spaventata. Intervista a Boniface Hlabano, responsabile di Amref Health Africa in Sudafrica.
Qual è la situazione attuale in Sudafrica, in relazione al COVID-19?
Il Paese, ad oggi conta 2.391.223 contagi e 70.388 morti legati al COVID-19, ma sembra che abbia, in parte, superato il picco di una violentissima terza ondata che ha messo in ginocchio l’intero Paese. La variante Delta – molto più trasmissibile del ceppo originale del coronavirus – è stata rivelata in 26 dei 54 Paesi del continente, e da maggio 2021, il Sudafrica è stato travolto dai contagi. Prima della comparsa della variante, il Paese contava circa 2.000 contagi giornalieri, aumentando poi del 400%, fino ad arrivare ad una media di 10.000, con un picco di 22.000 in 24 ore. Sono decedute più persone negli ultimi 3 mesi, rispetto ai primi 14 di emergenza sanitaria, e l’aspettativa di vita è diminuita di quattro anni.
Come sta reagendo la popolazione alla minaccia delle nuove varianti e di future ondate?
Il Paese vive nel timore di dover fronteggiare una quarta ondata del virus, che sembra divenire sempre più contagioso, più “cattivo”. Le persone hanno paura, perché ad ogni nuova ondata, aumentano i casi, i decessi, aumenta la richiesta sanitaria, diminuisce l’ossigeno a disposizione, finiscono i posti in terapia intensiva, tutto ciò mette a dura prova le strutture sanitarie e il personale, ma anche una popolazione indebolita, disoccupata, spaventata.
Quali sono le opinioni delle persone sul vaccino?
L’esitazione vaccinale esiste ancora, e probabilmente esiste una piccola fetta di popolazione che non cambierà mai idea. Tuttavia, la stragrande maggioranza dei sudafricani sa che il vaccino è l’unica soluzione. Oggi, infatti, ci sono lunghe file fuori dai centri di vaccinazione, e il Paese sta vaccinando circa 300.000 persone al giorno.
Pfizer e BioNTech inizieranno a produrre il vaccino contro il COVID-19 in Sudafrica. Ciò potrebbe aumentare significativamente la disponibilità di dosi in tutto il continente nel 2022.
Sì, non vediamo l’ora. Anche la produzione di vaccini monodose Johnson & Johnson nel Paese, avviata poche settimane fa, ha il potenziale di aumentare notevolmente la capacità del Paese e del Continente; questa settimana dovrebbero arrivare cinque milioni di dosi, e 400 milioni entro la fine dell’anno. Potrebbe essere l’inizio di una campagna di vaccinazione finalmente rilevante in Africa.
Cosa ti rattrista e cosa ti spaventa di più della situazione attuale, in relazione al COVID-19?
Nel corso di quest’ultima ondata ci siamo resi conto che nessuno è esente da questo inferno, in maniera diretta o indiretta. Tutti i giorni vengono a mancare amici, parenti, conoscenti, vicini di casa, colleghi a causa del COVID-19. Questo mi terrorizza.
Cosa invece ti fa sperare guardando alla situazione attuale?
Ho notato molta unità, molta solidarietà, a livello locale, ma anche a livello nazionale e globale. Ringrazio, a nome di un intero continente, i Paesi occidentali che hanno investito nel rafforzamento dei sistemi sanitari di Paesi a medio e basso reddito, coloro che hanno sostenuto riforme sanitarie e politiche volte a promuovere l’equità dei vaccini. Mai come oggi, il mondo ha bisogno di solidarietà.
Cosa c’è dietro le rivolte delle ultime settimane?
Dietro alle rivolte, c’è molta frustrazione e diverse motivazioni politiche, sociali, economiche. Uno dei motivi più comunemente accettati è relativo all’arresto dell’ex Presidente Zuma. Tuttavia, qualunque sia il motivo, sono morte 45 persone, il Paese è in ginocchio e gli assembramenti hanno contribuito a più di un terzo delle infezioni da COVID-19.
Cosa sta facendo Amref nella lotta al COVID-19 in Sudafrica?
Amref è prima linea da marzo 2020 nella lotta al COVID-19 in Sudafrica, come in tutto il continente africano. L’aggiornamento più recente è che Amref nel Paese ha avviato, 7 mesi fa, un programma di tracciamento di contatti su scala nazionale. Il programma ha supportato oltre 1.000 operatori sanitari e tracciato 52.000 positivi.