In Sudafrica, l’annunciata riforma sulla redistribuzione della terra non fa piacere ai grandi latifondisti bianchi ma neppure ai capi tradizionali africani. All’annuncio della riforma agraria, i primi a insorgere sono stati i bianchi che hanno contestato al governo di Pretoria gli espropri senza indennizzo da parte dello Stato.
A insorgere però sono stati anche i leader tradizionali delle diverse tribù sudafricane. Essi potrebbero perdere le molte terre che appartengono loro. Il più deciso contro la riforma è l’influente re degli zulu che intende mobilitare il suo popolo per preservare la sua terra. «Se continuano a provocarci, finiranno in guerra», ha affermato re Goodwill Zwelithini mettendo in guardia l’Anc: toccare la sua terra provocherebbe la rabbia di tutto il suo popolo.
Nella regione del KwaZulu-Natal, roccaforte zulù, il 30% della terra gli appartiene a lui. E ciò, grazie a un accordo che la famiglia reale zulu sottoscrisse nel 1990 con il governo dell’apartheid.
Con il tempo, però, questo tipo di privilegio per molti è diventato anacronistico. L’ex presidente ad interim Kgalema Motlanthe è sceso in campo dichiarando che queste terre devono tornare al più presto allo Stato e lo Stato deve ridistribuirle.
Ma il re zulu è già pronto. Zwelithini ha chiesto a tutti quelli che si sentono veramente zulu di donare l’equivalente di 30 centesimi per finanziare una possibile battaglia legale.