Il bracconaggio in Africa è un fenomeno inarrestabile tanto che la caccia illegale di specie protette è diventata una delle maggiori minacce alla diversità della fauna selvatica. Per far fronte a questa piaga in Sudafrica si distinguono le Black Mambas, unità anti-bracconaggio tutte al femminile che opera rigorosamente senza armi.
Siamo ormai abituati a vedere uomini armati di fucili pattugliare la foresta per cogliere sul fatto e intrappolare chi caccia le specie protette per ricavarne illegalmente ingenti profitti. In Sudafrica c’è una squadra speciale composta solo da donne, le “Black Mabas”. Il loro nome è quello di un serpente mortale, ma sono tutt’altro che pericolose. Il loro compito è infatti difendere gli animali affrontando i bracconieri senza l’uso di armi.
Questa speciale unità, riporta la Bbc, opera nella Riserva naturale Olifants West all’interno del Parco nazionale Greater Kruger e ed è stata addestrata alla disciplina al pari di una pattuglia militare.
Istituita nel 2013, da allora ha avuto un impatto considerevole sulla conservazione della fauna selvatica locale. Il loro compito è basato più sull’arguzia e l’attenzione, giocando in anticipo. Le donne dell’unità si muovono per lo più per rimuovere insidie e trappole, a beneficio dei rinoceronti della zona che stando ai numeri dell’unità sudafricana ne hanno beneficiato: in una riserva situata a est del Kruger un’unità anti-bracconaggio composta da 26 donne è riuscita a ridurre il bracconaggio di carne selvatica e rinoceronte del 76%.
Le armi sono ammesse solo per difesa nel caso di un incontro con un bracconiere armato. Le uniche munizioni prevedono oggetti di difesa e monitoraggio, come spray al peperoncino,, manette e radio trasmittenti. Non avere armi non è uno svantaggio, anzi. Uno di loro, intervistato dalla Bbc ha sottolineato: “Il nostro vantaggio è che non ci spareranno, perché sanno che non portiamo armi”. Dalla loro anche le statistiche: secondo l’unità i ranger raramente subiscono ferite gravi da animali o bracconieri.