di Claudia Volonterio
Il Sudafrica si classifica ancora ad oggi come il settimo produttore di vino al mondo. Una storia antica, quella del vino sudafricano, che risale a più di trecento anni fa. Questo prodotto, unico nel panorama africano, è ormai apprezzato in tutto il mondo. Se la prevalenza delle cantine è a gestione maschile e bianca, negli anni si sta facendo strada nel settore una talentuosa generazione di donne nere imprenditrici, ispirate dalle pioniera Ntsiki Biyela (foto di apertura).
Il pioniere del vino sudafricano fu il fondatore di Città del Capo, il chirurgo Jan van Riebeeck, che lo produsse nel lontano 2 febbraio 1659. Da allora molta strada è stata fatta, soprattutto negli anni Novanta del Novecento, quando è iniziata l’esportazione mondiale. Ma, la storia del vino sudafricano, si può annoverare di un’altra importante pioniera: Ntsiki Biyela, 45 anni, prima enologa nera del Sudafrica nel 2004 che ha sfidato l’elite bianca del settore emergendo con la sua impresa, Aslina wines, che oggi produce pregiate bottiglie di Chardonnay, Sauvignon Blanc, Cabernet e Umsasane.
L’imprenditrice e fondatrice di Aslina wines si è laureata in enologia all’Università di Stellenbosch ed è stata riconosciuta nel 2019 dalla rivista Forbes tra le venti imprenditrici di maggior successo. A lei si sono ispirate negli ultimi anni altre donne imprenditrici che vogliono fare la differenza nel settore vinicolo sudafricano, molte delle quali sono donne dalla pelle scura, Una conquista che, in un settore dominato da un’elìte maschile e bianca, Biyela ha reso possibile, ponendosi come esempio e ispirazione.
I neri sudafricani – riporta il New York Times, costituiscono oltre l’80% della popolazione del Paese, ma i marchi di vino di proprietà dei neri hanno rappresentato meno dell’1% dei litri venduti a livello nazionale e una quota ancora minore dei litri esportati nel 2020, secondo South African Wine Industry Information and Systems.
Ecco alcune delle donne nere produttrici di vino in Sudafrica più segnalate oggi dai siti del settore. Su Decanter.com vengono indicati alcuni nomi di “winemaker” sulla cresta dell’onda. Tra le donne citiamo loro:
Kiara Scott, nata a Cape Flats, e si è laureata all’Elsenburg Agricultural Training Institute in Viticoltura ed Enologia a Stellenbosch. L’enologo Duncan Savage (Savage Wines) – si legge su Wine.co.za, ha riconosciuto presto il suo potenziale e l’ha nominata sua assistente. Con lui Kiara ha creato la prima annata del Brookdale Chenin Blanc nel 2017. Il vino ha ricevuto consensi globali. L’esperienza di Kiara l’ha portata alla nomina come enologa presso Brookdale Estate, dove ha ufficialmente preso le redini dell’annata 2019.
Tra i nomi spicca anche il talento di Nongcebo Langa. Nongcebo Langa è una donna Zulu di 28 anni che è stata recentemente nominato enologa in un’importante tenuta di Stellenbosch. Definisce così nel sito specializzato la sua passione per il vino e la sua professione: ““l’emozione di una sfida e la possibilità di viaggiare per il mondo”. Ispirata da Ntsiki Biyela, a Delheim Langa fa parte del team che produce i vini Aslina, il Pinotage Vera Cruz e il vino dolce Edelspatz Noble Late Harvest.
Un altro sito di settore, thethreedrinkers.com, fa luce sulla carriera in ascesa di altre donne nere sudafricane, imprenditrici ed enologhe. Tra loro citiamo Praisy Dlamini, fondatrice di un’impresa nel vino sudafricano tutta al femminile, “Amandla”. Considerata una stella del vino sudafricano, il suo vino è distribuito anche all’estero, nel Regno Unito.
Natasha Williams è un altro nome citato da Decanter.com. Cresciuta con genitori astemi, racconta il sito specializzato, decide di iscriversi a un corso di viticultura ed enologia mentre studiava biologia molecolare all’università. Qui si accorse che tale scelta aveva un senso perché poteva così unire la passione per la scienza e per la natura. Williams è diventata la principale produttrice di vino di Bosman nel 2019 e ha fondato il suo marchio, Lelie van Saron, nel 2017. Quattro sono i vini che produce ad oggi: uno Chardonnay, un Syrah, un méthode ancestrale fizz e una miscela rossa di Syrah e Petite Sirah, riporta il sito specializzato.
Sul New York Times troviamo invece l’esperienza e il talento di Carmen Stevens. Si ritiene che Carmen Stevens sia la prima persona di colore a possedere in Sudafrica un impianto di produzione di vino.