di Andrea Spinelli Barrile – foto di Michele Spatari / Afp
Sudafrica, l’informazione lenta dell’epico editore e giornalista Francois Hugo, 90 anni. Nelle sperdute località del deserto del Karoo, nel Sudafrica più profondo, le notizie locali arrivano una volta a settimana: le porta di persona il novantenne “Frans”, che da quarant’anni recapita a mano i magazine che pubblica ai suoi affezionati lettori
Calvinia è una cittadina di tremila abitanti della provincia del Capo Settentrionale, in Sudafrica, alle pendici dei Monti del Roggeveld, nel distretto di Namakwa. Il suo nome celebra quello del teologo francese Giovanni Calvino, riformatore della Chiesa molto caro alla comunità locale, quasi interamente di origini olandesi. Da Calvinia, ogni giovedì notte, il novantenne editore Francois Hugo parte per distribuire i suoi tre giornali nelle piccole città della regione arida del Karoo. Qui sono sparse in modo pulviscolare moltissime comunità agricole, votate al lavoro e fatte da gente che ha poco tempo libero da perdere, che fanno una vita dura ma senza negarsi il diritto all’informazione, la conoscenza di ciò che avviene attorno a loro: nel Karoo tutti leggono The Messenger, Die Noordwester e Die Oewernuus, i settimanali da otto pagine incentrati sull’attualità locale, che Hugo edita e distribuisce ogni settimana con un viaggio di 1.200 chilometri nelle zone più secche e impervie del Sudafrica.
Eroe d’altri tempi
Un eroe che monta a cavallo di un’editoria che non esiste (quasi) più. Demograficamente, le comunità del Karoo raccontano un fenomeno interessante: alcune cittadine di recente hanno registrato un afflusso di nuovi abitanti. Artisti solitari in cerca di pace dal trambusto delle città, giovani in fuga da un futuro borghese tagliato su misura, famigliole alla ricerca di semplicità. Vivere nel Karoo non è da tutti: in lingua khoisan, ka-roo significa “terra della sete”; l’autonomia e l’intraprendenza sono le caratteristiche fondamentali per sopravvivere in zone così impervie e inospitali, la schiettezza e l’eccentricità sono la diretta conseguenza, o forse la fonte originaria (chi può dirlo?), di queste caratteristiche applicate al lavoro, alla vita di tutti i giorni. Anche Francois Hugo, capelli bianchi e sguardo da lupo di mare, è fatto così.
Nato Charl Francois Hugo a Città del Capo nel 1932, ma noto a tutti semplicemente come Frans, l’anziano editore sudafricano è senza dubbio l’ultimo baluardo di un’azienda morente, una specie di Don Chisciotte dell’editoria moderna. I giornali che distribuisce sono persino più anziani di lui: The Messenger, precedentemente noto come Victoria West Messenger, fu fondato nel luglio 1875, mentre Die Noordwester e Die Oewernuus nacquero all’inizio del Novecento. Sono scritti tutti e tre in afrikaans, una lingua discendente dai coloni olandesi che nel Karoo parlano tutti, una delle 11 lingue ufficiali del Sudafrica, ma a volte contengono anche storie in inglese.
Alla guida di una Fiat
Alla guida di una Fiat Multipla arancione, con una vecchia radio portatile incastonata nel cruscotto che gli tiene compagnia nel lungo viaggio, Frans porta le notizie come un vero e proprio messaggero dell’era moderna: mentre i media ragionano sulle migliori strategie social e online per non essere sommersi dal mare dell’infodemia da internet, lui si fa beffe di loro, produttori di contenuti da consumare esclusivamente online, e distribuisce a mano le sue creature.
Hugo è stato un giornalista per più di trent’anni. Ha lavorato a Città del Capo e poi in Namibia, prima di ritirarsi nel Karoo. A Calvinia, più di 40 anni fa il proprietario delle tipografie e dei giornali gli propose l’affare: rilevare i giornali, che in alternativa avrebbero chiuso. Frans non fa tutto da solo: la moglie Maxie e quattro assistenti lo aiutano a tenere viva l’eredità culturale delle testate, anche grazie ad alcuni computer (e relativi software) usciti direttamente dalla seconda metà degli anni Novanta. Le macchine da stampa Heidelberg originali, tra cui una leggendaria Platina, sono ancora tutte lì in redazione, anche se inutilizzate, sommerse da ghigliottine di carta e pile di vassoi. Hugo ha comprato le testate all’inizio di un momento storico, e drammatico, del mondo dell’editoria globale: l’arrivo di internet. Oggi stampa 1.300 copie a settimana di tutti e tre i giornali, che vende a 8 rand (0,40 centesimi di euro circa) distribuendoli a mano nei negozi, nei minimarket e nelle abitazioni dei suoi lettori.
Cronache senza età
Ogni giovedì all’1 e 30 del mattino, Hugo sale in macchina e comincia il suo lungo giro, che terminerà verso le 19-20. Nella Multipla, gonfia di copie dei suoi settimanali, carica un termos di caffè, il suo pranzo e il suo bastone, tutto il nécessaire per portare a termine il giro. Ogni settimana è come se entrasse in un libro di poesie Rudyard Kipling uscendone affaticato e affascinato: se si fermasse Hugo, si fermerebbe l’informazione nel Karoo.
Quando iniziarono le loro pubblicazioni, i tre settimanali raccontavano cronache di cercatori di diamanti e di avventurieri in cerca di fortuna, rivolgendosi a una comunità eterogenea fatta di minatori e prostitute, venditori ambulanti e giocatori d’azzardo. Storie come l’omicidio di Maria Morris, nel 1877, la crisi dei villaggi del 1881 (anno in cui si ammalò l’unico telegrafista), la grande disillusione del 1883 (quando le ferrovie aggirarono Victoria West fermandosi a Hutchinson e mantenendo isolata l’area). E poi le prime automobili, la realizzazione dell’aeroporto internazionale nel 1919. E oggi storie di clima, raccolti, proteste sindacali dei minatori e qualche annuncio pubblicitario che Hugo è riuscito a strappare a una delle municipalità della regione. Per leggerli bisogna andare nel Karoo. Non ne esiste una versione web: una pratica dell’avversione propria di Frans Hugo alla lettura online e ai media moderni.
Spirito indomito
Partito da Calvinia, Francois Hugo viaggia verso Carnarvon, Loxton, Vosburg, Victoria West, Prieska, Vanwyksvlei e Brandvlei. Un viaggio che la maggior parte di noi sarebbe fiera di riuscire a completare una volta all’anno, e che l’editore sudafricano porta a termine una volta a settimana da quarant’anni. Attraversa deserti illuminati dalla luce della luna e campi eolici, le zone dei fortini della guerra anglo-boera, vecchie stazioni ferroviarie in disuso oggi deserte. Capita spesso di bucare una gomma, di finire impantanati in un rigagnolo di fango a Loxton, di surriscaldare il radiatore sulla via del ritorno, tutti imprevisti che l’età di Hugo non aiuta certo a superare agilmente. Ma, dicevamo, l’intraprendenza e lo spirito creativo sono caratteristiche fondamentali per vivere in questa zona del mondo.
Nel novembre del 2022, Charlize Theron, intervistata per il podcast SmartLess, ha detto che la sua lingua madre, l’afrikaans, è parlata «da solo 44 persone», un’esagerazione per dire che è una lingua che sta rapidamente scomparendo. La storia di Frans Hugo e del suo lavoro smentisce le dichiarazioni dell’attrice sudafricana: senza pubblico i suoi giornali sarebbero già morti. La domanda da farsi è: dopo Hugo chi stamperà, e chi leggerà, The Messenger, Die Noordwester e Die Oewernuus?
Questo articolo è uscito sul numero 6/2023 della rivista Africa. Per acquistare una copia, clicca qui.