Il processo contro l’ex presidente sudafricano Jacob Zuma per un caso di corruzione di oltre 20 anni fa riprenderà il 10 agosto. Lo ha annunciato il tribunale di Pietermaritzburg (Est) in una breve udienza online. “Il processo è rinviato al 10 agosto”, ha detto il giudice Piet Koen. Il processo è ripreso ieri, ma gli avvocati di Zuma hanno sostenuto che le udienze virtuali privano il loro assistito dei diritti costituzionali, in particolare quello di poter consultare la sua squadra di difesa, e ha chiesto un rinvio in modo che le udienze si possano tenere “in presenza”. E il giudice ha invitato le parti a depositare le loro argomentazioni prima del 10 agosto.
La fondazione Zuma ha accolto con favore questo rinvio, affermando che “la Costituzione ha finalmente vinto. Non ci può essere udienza penale virtuale in assenza dell’imputato che quindi non può consultare i suoi avvocati”. Per l’accusa, invece, si tratta di evitare ulteriori “sconvolgimenti” dopo una settimana di rivolte scatenate nel Paese da un altro caso giudiziario riguardante l’ex presidente e che ha fatto 215 morti. I sostenitori di Zuma sono accusati di aver fomentato il caos dei giorni scorsi, che il presidente Cyril Ramaphosa ha definito un tentativo “programmato” di destabilizzare il Paese.
Dopo numerosi rinvii e colpi di scena, che durano ormai da decenni, Zuma, soprannominato “Presidente Teflon” per la sua capacità di eludere la giustizia, dovrà affrontare sedici capi di imputazione per frode, corruzione e racket legati all’acquisto, nel 1999, di equipaggiamento militare da cinque compagnie di armamenti europee, mentre era vicepresidente. È accusato di aver intascato più di quattro milioni di rand (ovvero 235.000 euro al cambio attuale), in particolare dal gruppo francese Thales che è stata una delle società aggiudicatarie del contratto del valore globale di circa 2,8 miliardi di euro. Sia il colosso della difesa francese – accusato di corruzione e riciclaggio di denaro – sia l’ex presidente, hanno sempre negato queste accuse