Potrebbe essere stato un avvelenamento, forse causato da qualche bevanda alcolica artigianale, ad aver ucciso i 22 giovani sudafricani trovati ieri in un nightclub di East London, una città che si affaccia sull’oceano Indiano. La polizia locale ancora non si sbilancia, ma Unathi Binqose, un funzionario del governo giunto sul posto all’alba, ha detto ai giornalisti che sui corpi delle vittime, alcuni trovati ancora seduti ai tavoli, non vi erano segni di lesioni tali da far pensare a una calca, e che sulla strada di fronte al locale giacevano numerose bottiglie vuote di alcol.
Al momento l’ipotesi di un cocktail mortale è la più accreditata dagli inquirenti per sciogliere il giallo della strage di ragazzini – alcuni dei quali avevano solo 13 anni – sui cui cadaveri in queste ore verranno effettuate le autopsie.
Sui social sudafricani divampano le polemiche sul mancato rispetto delle norme in questo genere di locali, dove i minorenni non potrebbero essere ammessi e meno ancora consumare alcol. Il proprietario del locale ha detto che non era presente sul posto al momento della strage, ma dovrà comunque rispondere di quanto accaduto. Di certo – ha aggiunto Bingose – nella taverna si trovavano molte più persone del consentito, come provano anche alcuni video postati sui social, in gran parte studenti delle superiori minorenni che celebravano la fine degli esami. Il presidente del Sudafrica Ramaphosa ha espresso le sue condoglianze alle famiglie delle vittime, dicendosi preoccupato per le circostanze dei decessi, e ha promesso indagini veloci e accurati su una tragedia che ha scosso l’intero Paese.