Sudafrica, tutti i colori degli Ndebele

di claudia

di Marco Aime

Geometrie e cromatismi inconfondibili caratterizzano il vestire e l’abitare di questo gruppo di matrice zulu stabilito in Sudafrica. Una tradizione che resiste, come anche i riti di iniziazione, per esempio. Anche se nella quotidianità è lo stile occidentale ad aver preso il sopravvento.

Gli Ndebele sono originari del sud dello Zimbabwe, da dove partirono staccandosi dagli Zulu per raggiungere il “KwaNdebele”: la terra degli Ndebele. È in questa regione, in mezzo allo sterminato veld del Transvaal, nel Sudafrica nord-orientale, che ancora oggi è possibile ammirare l’incredibile caleidoscopio di forme e colori delle tipiche abitazioni di questo popolo, i cui muri vengono dipinti a tinte forti, con linee geometriche che rappresentano un esempio quasi unico nell’arte africana.

Come la maggior parte dei gruppi dell’Africa australe, la struttura sociale degli Ndebele si fonda sulle classi d’età, i cui passaggi sono segnati da riti d’iniziazione. Il momento più intenso è la circoncisione, che i giovani affrontano per essere ammessi nella comunità degli adulti. Prima della circoncisione un ragazzo non è unito alla sua anima: non è ancora un essere umano vero e proprio. Perciò è libero di fare quel che più gli piace, senza sottostare a precise regole di comportamento. Il suo abbigliamento riflette tale libertà: i giovani possono vestire come preferiscono. Dopo la circoncisione, la comunità si aspetta da loro un comportamento più consono all’età adulta.

Visto dall’alto, un villaggio ndebele sembra un tentativo disperato di interrompere la monotonia cromatica del veld. Il colore è l’elemento più forte e appariscente dell’universo ndebele. Le donne indossano generalmente abiti variopinti e pittoreschi ornamenti che, oltre a costituire un elemento di bellezza, indicano lo status. Le nubili portano curiosi grembiuli di perline colorate, e alle gambe numerosi anelli in rame o ferro che rendono l’intero costume più affascinante. Gli abiti femminili diventano ancor più spettacolari dopo il matrimonio. Il grembiule è sostituito da un altro di dimensioni maggiori, con un inserto rettangolare da cui pendono frange di perline colorate. Le donne sposate usano coprirsi il seno con una pesante coperta sulle spalle.

Foto di GULSHAN KHAN / AFP

Attorno al collo, una donna da poco maritata indossa il rholwami, grosso e spesso anello di perline e di fibre intrecciate. Esso indica che la donna è sposata ma il marito non le ha ancora costruito una casa. Quando questa è terminata, la donna getta il suo rholwami e lo sostituisce con anelli di rame od ottone. Il numero di anelli indossati indica la ricchezza della famiglia.

Anche i copricapi esprimono la passione e il gusto per i colori. Perline e fibre colorate s’intrecciano per formare cappellini dalle forme più bizzarre. Se incontrate una donna dal cui capo pendono due bande colorate lunghe fino a terra, è una madre il cui figlio sta per essere iniziato all’età adulta. Questi costumi compaiono ormai solo in occasione di cerimonie tradizionali e raduni. Nella vita di tutti i giorni si indossano per lo più abiti di foggia occidentale, così come allo stile occidentale è ormai improntato il loro sistema di vita.

Artiste infaticabili, le donne ripropongono sui muri delle abitazioni i brillanti e vivaci disegni che abbelliscono i loro abiti. La decorazione delle case è attività esclusivamente femminile. Anche qui è l’età a segnare il momento in cui si può iniziare a praticare l’arte murale. È infatti alla pubertà che una ragazza viene ammessa nel gruppo delle decoratrici. In passato si usavano colori di origine naturale – argilla, carbone, escrementi di vacca – spalmati sui muri sia esterni sia interni delle abitazioni. All’inizio del secolo scorso i commercianti bianchi arricchirono lo spettro cromatico degli Ndebele portando nuovi colori come il blu e il verde. Inoltre, l’introduzione dei pennelli permise alle donne di far evolvere la loro tecnica. Esther Mahlangu, ndebele, nel 1989 fu scelta dal Museo Pompidou di Parigi per eseguire alcuni grandi dipinti murali.

Questo articolo è uscito sul numero di maggio giugno 2024 della rivista Africa.

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