I pesanti combattimenti in Sudan stanno mettendo in pericolo decine di migliaia di donne incinte, rendendo troppo pericoloso per loro avventurarsi fuori casa per cercare cure mediche urgenti, ha avvertito il Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione (Unfpa), l’agenzia mondiale per la salute sessuale e riproduttiva ieri.
L’Unfpa stima che ci siano 219.000 donne incinte nella sola capitale Khartoum, 24.000 delle quali dovrebbero partorire nelle prossime settimane. I violenti scontri tra le forze armate sudanesi e le Forze di supporto rapido (Rsf) da sabato hanno reso estremamente difficile per le donne cercare cure prenatali essenziali, servizi di parto sicuro o assistenza postnatale, ha affermato il fondo in un comunicato stampa.
Il conflitto non ha risparmiato il sistema sanitario sudanese. Almeno 20 ospedali sono stati costretti a chiudere a Khartoum a causa delle violenze. Altri 12 ospedali in tutto il paese sono ancora operativi ma potrebbero presto chiudere a causa delle interruzioni di elettricità e acqua e della mancanza di personale, ha affermato. Medici, infermieri e personale ospedaliero non sono in grado di recarsi al lavoro e gli aiuti umanitari vitali non arrivano a causa dei blocchi stradali e dei combattimenti in corso, lasciando le strutture mediche a corto di personale, sopraffatte e a corto di forniture mediche critiche. Se la violenza non si ferma, c’è il pericolo che il sistema sanitario collassi e che le donne incinte e i loro bambini non ancora nati muoiano, ha avvertito l’Unfpa.
L’agenzia ha affermato di essere anche preoccupata per i 3,1 milioni di donne e ragazze che stanno affrontando un aumento del rischio di violenza di genere potenzialmente letale dal momento che i servizi di protezione sono interrotti dagli scontri. L’Unfpa ricorda a tutte le parti in conflitto i loro obblighi ai sensi del diritto umanitario internazionale: “proteggere tutti i civili, compresi i feriti e i malati, gli operatori sanitari e gli operatori umanitari, e garantire l’accesso illimitato alle strutture sanitarie e agli ospedali per chi ne ha bisogno”. Gli attacchi all’assistenza sanitaria “costituiscono una flagrante violazione del diritto internazionale e del diritto alla salute” scrive l’agenzia Onu nella nota.