Più di 170 civili sono stati uccisi in nuovi scontri tribali nella provincia del Darfur occidentale, in Sudan, secondo quanto ha riferito un gruppo umanitario locale. Adam Rigal, portavoce del Coordinamento generale per i rifugiati e gli sfollati in Darfur, ha affermato che nove persone sono rimaste uccise quando la violenza è scoppiata venerdì nel villaggio di Kreinik, vicino a El-Geneina. “La situazione è peggiorata domenica quando gli aggressori hanno circondato il villaggio e ucciso più di 164 persone”, ha aggiunto. Secondo Rigal, più di 100 persone sono rimaste ferite nelle violenze. Abitazioni e bestiame sono stati dati alle fiamme.
Almeno 20.000 persone sono state sfollate perché le loro case sono state bruciate, ha affermato domenica l’Ordine degli avvocati del Darfur. I combattimenti hanno cominciato a diffondersi anche verso El-Geneina, dove l’ospedale principale della città è stato attaccato e quattro persone sono state uccise, secondo i sindacati dei medici. Residenti sentiti da Reuters hanno detto che i combattimenti di ieri sembravano essere tra membri delle milizie arabe Janjaweed e gruppi ribelli, come nel conflitto nei primi anni 2000. Noon c’è stato alcun segno di intervento da parte dell’esercito.
Diverse aree del Darfur sono testimoni di scontri mortali tra tribù arabe e africane nell’ambito di conflitti per terra, risorse e pascoli. A gennaio, almeno 100 persone sono state uccise a Jebal Moon, nel Darfur, in attacchi di gruppi armati, costringendo quasi 20.000 persone a fuggire dalle loro aree, secondo i medici locali.
Nel 2003, il Darfur è stato devastato da un conflitto mortale tra ribelli locali e milizie Janjaweed sostenute dal governo in cui più di 300.000 persone sono state uccise e quasi 2,5 milioni sono state sfollate dalle loro case, secondo le Nazioni Unite. Mentre alcuni gruppi ribelli si sono uniti al governo in un accordo di pace del 2020, alcuni membri Janjaweed sono stati assorbiti dalle forze paramilitari di supporto rapido (Rsf) che fanno anche parte del governo.