Sudan: attacco all’ospedale di El Fasher, “superato ogni limite”

di claudia
sudan

Le forze paramilitari di supporto rapido (Rsf) hanno attaccato il South Hospital, l’unica struttura in grado di rispondere a eventi di massa a El Fasher, capoluogo del Nord Darfur, causando vittime tra i pazienti e il personale sanitario. Lo riportano i media sudanesi. Il South Hospital, supportato da Medici senza frontiere, aveva già subito attacchi dall’inizio del conflitto nell’area tra esercito e Rsf, il 10 maggio scorso.

“I combattenti delle Rsf hanno fatto irruzione nell’ospedale, confiscando telefoni ed effetti personali del personale medico. Il direttore dell’ospedale e il direttore sanitario sono rimasti feriti durante l’irruzione”, hanno detto al Sudan Tribune i medici dell’ospedale. Testimoni oculari hanno raccontato dell’assalto all’ospedale e dei successivi scontri con l’esercito e le forze alleate.

Il governatore del Darfur, Minni Minawi, ha riferito in una conferenza stampa a Port Sudan di un attacco lanciato dalle forze paramilitari a El Fasher “da più direzioni”, aggiungendo che “si sono infiltrate nell’ospedale, dove venivano curati molti feriti, a seguito di un bombardamento deliberato”. Secondo Minnawi, l’esercito e le forze alleate hanno respinto l’attacco, ma la città “sta bruciando”. 

 “È oltraggioso che le Forze di supporto rapido (Rsf) abbiano aperto il fuoco all’interno dell’ospedale. Non si tratta di un incidente isolato. Il personale e i pazienti hanno assistito a diversi attacchi alla struttura per settimane, ma aprire il fuoco all’interno di un ospedale supera ogni limite”. Lo ha dichiarato Michel Lacharité, responsabile delle emergenze di Medici senza frontiere (Msf) a proposito dell’attacco avvenuto sabato mattina contro il South Hospital di al-Fashir, capitale dello Stato sudanese del Nord Darfur.

La maggior parte dei pazienti e lo staff medico che erano nell’ospedale, compreso tutto il personale di Msf, sono riusciti a fuggire e mettersi in salvo dagli spari ma, a causa del caos, le équipe non sono state in grado di verificare se ci siano stati morti o feriti a causa della sparatoria, si legge in un comunicato dell’organizzazione.

Al momento dell’incursione c’erano solo dieci pazienti e un’équipe medica ridotta perché, dopo l’intensificarsi dei combattimenti, Msf e il ministero della salute avevano iniziato a trasferire i pazienti e i servizi medici in altre strutture all’inizio della scorsa settimana.

Tra il 25 maggio e il 3 giugno, il South Hospital è stato colpito per tre volte da colpi di mortaio e proiettili, uccidendo due persone e ferendone 14, tra pazienti e familiari. La struttura era il principale ospedale di riferimento per il trattamento dei feriti di guerra ad al-Fashir, l’unica attrezzata per gestire afflussi di pazienti di massa e uno dei due ospedali con capacità chirurgiche.

La ferocia della guerra si è abbattuta in questi mesi anche su persone con disturbi psichici. Fonti riservate hanno riferito al Sudan Tribune che diverse persone con disturbi mentali sono state uccise in varie zone di Khartoum da soldati delle Forze di Supporto Rapido (Rsf).

Un membro del pronto soccorso di Khartoum ha detto che i miliziani hanno ucciso diversi disabili mentali durante i primi mesi di guerra. Due membri dei comitati di emergenza di Bahri hanno confermato che più di tre persone con problemi psichici sono state uccise dai paramilitari durante la guerra in corso con l’esercito regolare.

Anche Alim Ahmed, un residente di Bahri fuggito in Sud Sudan, ha assistito all’uccisione di tre persone con disabilità mentale in momenti diversi. Ahmed ha confermato che i soldati delle Rsf, che avevano allestito una base vicino a una stazione di servizio all’inizio di Al-Sayyid Ali Street, hanno aperto il fuoco su queste persone. Secondo il suo racconto i soldati hanno giustificato l’uccisione sostenendo che le vittime rappresentavano un pericolo per loro.

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