Il Sudan versa in una crisi economica scaturita da oltre 20 anni di “guerra economica” dovuta alle sanzioni internazionali che lo hanno preso di mira per essersi “rifiutato di vendere la sua indipendenza e dignità in cambio di dollari”. Lo ha dichiarato ieri il presidente sudanese Omar al Bashir nel corso di una conferenza stampa trasmessa in diretta televisiva. Secondo quanto riportato da Agenzia Nova Bashir ha affermato che le proteste in atto nel paese non giustificano atti di vandalismo, incendi e distruzioni, aggiungendo che “non sarà possibile uscire dall’attuale crisi da un giorno all’altro, tuttavia conosciamo la strada”.
Il popolo sudanese “merita una vita dignitosa”, ha aggiunto il capo dello Stato sudanese, il quale ha ammesso che gli attuali stipendi non sono soddisfacenti e ha annunciato che a partire da questo mese sarà avviato un programma per l’aumento dei salari minimi. Bashir ha quindi ribadito l’impegno del suo governo ad aumentare le pensioni per i sudanesi “che hanno sacrificato le loro vite per il loro paese”, sottolineando che sono in corso dei piani per la costruzione di nuovi alloggi per i cittadini appartenenti alle classi sociali meno abbienti. “Continuiamo a prestare attenzione ai bisogni dei lavoratori e a ai loro problemi per risolverli”, ha detto il presidente sudanese.
Il giorno prima del discorso, le autorità sudanesi hanno bloccato l’accesso alle principali piattaforme di social media utilizzate per organizzare e trasmettere le proteste anti-governative che stanno infiammando il paese da settimane, come denunciato da diverse organizzazioni non governative, secondo cui gli utenti dei tre principali operatori di telecomunicazioni del paese hanno annunciato che l’accesso a Facebook, Twitter e WhatsApp è reso possibile solo attraverso l’uso di una rete privata virtuale (Vpn).
La notizia giunge dopo che nei giorni scorsi la Coalizione dei partiti di opposizione in Sudan ha chiesto la creazione di un Consiglio di transizione dopo le violente proteste che hanno attraversato il Sudan nei giorni scorsi, al fine di uscire dall’attuale crisi politica. In un comunicato, che contiene una serie di rivendicazioni politiche, la Coalizione chiede che il Consiglio di transizione guidi il paese al posto del presidente Bashir, mentre il partito di al Islah ha annunciato di aver deciso di uscire dal governo.
La coalizione, denominata Fronte nazionale per il cambiamento, è composta da 22 partiti guidata da Mubarak Fadil. Ieri, secondo quanto riportato dall’emittente AlJazeera, quattro partiti dell’opposizione hanno esortato la popolazioni a nuove proteste contro il governo di Bashir oggi in tutto il paese.
La scorsa settimana le organizzazioni della società civile hanno denunciato l’arresto di almeno nove leader e attivisti dell’opposizione nelle proteste anti-governative che, secondo stime ufficiali, hanno provocato la morte di almeno 19 persone (22 secondo l’opposizione). Dopo le manifestazioni del gennaio 2018, nuove proteste contro il governo sono scoppiate il mese scorso contro l’aumento del prezzo del pane e del carburante dovuto alla carenza di beni di prima necessità. Il Partito del congresso nazionale (Ncp), al potere in Sudan, ha chiesto l’apertura di un’inchiesta sull’uccisione di diverse persone nelle manifestazioni dell’ultima settimana nel paese. Il partito del presidente Omar al Bashir ha inoltre condannato l’uccisione dei manifestanti e il modo violento con il quale sono state represse le manifestazioni e ha chiesto una punizione per i responsabili delle repressioni.