Sudan, decine di migliaia di manifestanti in piazza a un anno dal golpe

di claudia
sudan manifestazione

Decine di migliaia di persone sono scese ieri in piazza in tutto il Sudan nel primo anniversario del colpo di Stato guidato dai militari, per chiedere un ritorno a un governo di civili. Durante le manifestazioni, le più grandi dalle marce di massa di gennaio secondo i giornalisti presenti, è morta una persona a Omdurman, nella capitale Khartoum, investita da un camion delle forze di sicurezza. Lo ha riferito in una nota il Comitato centrale dei medici sudanesi. La vittima è la numero 119 causata dalla repressione delle proteste da parte delle autorità sudanesi.

I manifestanti, sventolando bandiere sudanesi, hanno sfidato le forze di sicurezza chiedendo che “i soldati tornino in caserma”. Le forze di sicurezza hanno risposto lanciando gas lacrimogeni e granate assordanti sulla folla in alcune aree di Khartoum, mentre i manifestanti marciavano verso il palazzo presidenziale “Nessuna collaborazione, nessuna trattativa con i golpisti”, è stato uno degli slogan cantanti a favore della democrazia. I manifestanti si sono dispersi poco prima del tramonto, arrivando a circa un chilometro dal palazzo presidenziale, e non si hanno notizie di altre vittime o feriti, nonostante la tensione fosse molto alta alla vigilia dell’anniversario del golpe.

Venerdì, 31 manifestanti sono rimasti feriti, di cui tre colpiti all’occhio da lacrimogeni, secondo i medici pro-democrazia. Lunedì le ambasciate occidentali hanno esortato le forze di sicurezza “ad astenersi dall’usare la violenza contro i manifestanti e ad adempiere al loro obbligo di proteggere le libertà di espressione e di riunione pacifica”. Le autorità di Khartoum hanno ordinato la chiusura di tutte le istituzioni pubbliche, le scuole e le imprese martedì, poiché le forze di sicurezza hanno bloccato strade e ponti.

Nella mattinata di ieri è anche circolata la notizia di un’interruzione della connessione internet, decisa molto probabilmente per rendere più difficili le comunicazioni tra manifestanti e la diffusione di video e immagini tramite social. I servizi internet sono rimasti bloccati fino a dopo le 18, ha affermato il gruppo di monitoraggio Netblocks.

Migliaia di persone hanno protestato anche nelle città di Wad Madani e El Obeid a sud di Khartoum, Gedaref e Port Sudan a est, Atbara a nord e Nyala nella regione sudoccidentale del Darfur.

Un anno dopo il colpo di Stato, i vertici militari del Sudan non hanno ancora nominato un primo ministro, ma hanno assicurato che lasceranno il potere ai civili, con cui sono da mesi impegnati in difficili negoziati. Le Forze per la Libertà e il Cambiamento (Ffc), il principale blocco democratico e di opposizione, che condividevano il potere con i militari prima del colpo di Stato ha presentato la sua visione di un’autorità a guida civile per guidare una transizione verso le elezioni. I comitati di resistenza che hanno sostenuto il movimento antimilitare con proteste regolari hanno però per lo più respinto i negoziati con i militari, e chiedendo che i loro leader siano assicurati alla giustizia per l’uccisione dei manifestanti e altre violazioni. 

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