Il primo ministro Abdallah Hamdok ha ricevuto, nella giornata di martedì, numerose chiamate da altrettanti leader arabi e internazionali che gli chiedevano di non dimettersi dal suo incarico, come reso noto da alcune indiscrezioni pubblicate dall’agenzia turca Anadolu lunedì sera.
Un mese dopo l’accordo del 21 novembre con il comandante in capo dell’esercito sudanese Abdel Fattah al-Burhan, Hamdok non è ancora riuscito a formare un governo né a convincere le forze politiche a firmare una nuova dichiarazione d’intenti. Nei giorni scorsi inoltre, di fronte allo stallo politico, alla crescente crisi sociale in tutto il Paese e all’annuncio di nuove manifestazioni di massa previste per oggi, diverse fonti avevano riferito che Hamdok ha recentemente informato al-Burhan della sua volontà di lasciare l’incarico e ha informato i membri del suo ufficio di prepararsi per il passaggio di consegne.
L’agenzia di stampa saudita Spa ha riportato che il ministro degli Esteri saudita Faisal bin Farhan Al Saud ha parlato al telefono sia con al-Burhan che con Hamdok, sottolineando l’interesse del Regno per la stabilità del Sudan e invocando la formazione di un nuovo governo “il prima possibile”. Il ministro saudita ha inoltre proposto un “accordo tra le componenti militari e civili a beneficio del Sudan e del suo popolo”.
Secondo il Sudan Tribune Al-Saud ha fatto anche appello ad Hamdok affinché revochi la sua decisione di dimettersi e ha chiesto ad al-Burhan di riconsiderare la sua posizione e fare le concessioni necessarie “per far uscire il Paese dalla crisi attuale”. Oltre a quella del ministro saudita, Hamdok ha anche ricevuto ieri telefonate dal Segretario generale delle Nazioni unite, dalla Lega araba e dall’inviato speciale degli Stati Uniti per il Corno d’Africa, con i quali avrebbe parlato proprio della necessità di riconsiderare la sua decisione e lavorare ad una vera soluzione alla crisi.
Già la scorsa settimana, Hamdok aveva rinviato le sue dimissioni, vincolandole ai progressi nella sua ricerca per formare un governo. Il primo ministro sudanese è stato recentemente oggetto di dure critiche da parte di alcuni commentatori, blogger e esponenti politici, che lo hanno invitato ad andarsene sostenendo che abbia fallito negli ultimi due anni e che ha la responsabilità maggiore per la situazione attuale del Paese.