Marco Zennaro, l’ingegnere e imprenditore veneziano bloccato per quasi un anno in Sudan dopo essere stato accusato di truffa, è stato salutato ieri da amici e concittadini, un giorno dopo il suo rientro in Italia. Un centinaio di persone ha accolto Zennaro in campo San Bartolomeo con uno striscione che recitava “Marco è libero”, hanno riportato i giornali locali. L’imprenditore, apparso in buona salute, si è detto felice di essere a casa e ha ringraziato Venezia e quanti lo hanno aiutato durante gli ultimi difficili mesi.
Zennaro è arrivato sabato a Roma all’aeroporto di Fiumicino con un volo di linea della compagnia aerea Turkish Airlines, proveniente da Istanbul. L’imprenditore, ex rugbista, è stato poi ospite della federazione italiana di rugby e ha assistito al match del Sei nazioni allo stadio Olimpico tra Scozia e Italia, prima di ripartire alla volta di Venezia.
In Sudan Zennaro era stato arrestato lo scorso primo aprile a causa di una disputa per la mancata conformità – legata all’impiego di alluminio al posto del rame – di alcuni trasformatori elettrici prodotti dalla Zennaro Electrical Constructions e destinati alla Sudanese Electricity Distribution company.
Una prima controversia con la società al-Jalabi, con cui Zennaro aveva un accordo commerciale, era stata superata con il pagamento da parte di di 400 mila euro, ma a quel punto erano state altre due compagnie mediatrici, la Hightend Multi-Activities Company e la Sheikh El-Din Brothers, a consegnare due differenti esposti alle autorità sudanesi, sostenendo che in mancanza della conformità i trasformatori fossero inutilizzabili. Le due società hanno chiesto rispettivamente un milione e 156 mila euro e circa 700 mila euro i risarcimenti.
Queste denunce hanno portato all’arresto Zennaro, amministratore dell’azienda di famiglia, che da marzo si trovava a Khartoum per tentare di risolvere la questione. L’uomo ha passato alcune settimane nelle prigioni della capitale, per poi ottenere gli arresti domiciliari grazie all’intervento della Farnesina. A luglio sono stati archiviati i due procedimenti penali per frode, ma restano in piedi quelli civili. Zennaro ha infine passato gli ultimi mesi nell’ambasciata italiana di Khartoum in attesa che fosse revocato il divieto per lui di lasciare il Paese.