L’esercito sudanese è pronto per “veri colloqui di pace, ma non smetterà di combattere né accetterà un cessate il fuoco”, ha detto Shams-Edin Kabashi, membro del Consiglio sovrano di transizione del Sudan e vice comandante generale delle forze armate, citato da Asharq al-Awsat.
Kabashi ha aggiunto che il dialogo è essenziale e ha ribadito l’impegno dell’esercito nei confronti della piattaforma di pace di Gedda, con la mediazione delll’Arabia Saudita, dagli Stati Uniti e di altri attori regionali. “Accogliamo con favore qualsiasi sforzo, sia nazionale che internazionale, per risolvere i problemi del Sudan”, ha affermato, sottolineando che l’esercito si impegnerà per la fine della guerra solo a condizione che le Forze di Supporto Rapido (Rsf) lascino le strutture civili che occupano, ammettano le loro responsabilità e risarciscano la popolazione.
Kanashi ha poi descritto il conflitto in Sudan come una “guerra per procura” gestita da lontano, con le Rsf che agiscono come semplici strumenti.