Alcuni importanti edifici governativi della capitale del Sudan Khartoum sono stati colpiti durante scontri tra l’esercito sudanese e le Forze di supporto rapido (Rsf), hanno riferito i media locali. Le immagini condivise sui social media mostrano il fumo che si alza dagli edifici del ministero della Giustizia, della Sudanese Standards and Metrology Organization affiliata all’ufficio del Primo Ministro e della compagnia petrolifera Nile Oil, quest’utlimo uno dei palazzi più riconoscibili di tutta la città.
I combattimenti tra l’esercito e le Rsf, il gruppo paramilitare che contende il potere, si sono intensificati nel centro di Khartoum, che ospita edifici governativi, banche e università. Secondo quanto riportato dai media locali, sabato le Rsf ha attaccato il comando generale dell’esercito in città, il Signal Corps a Bahri e il quartier generale del Corpo degli ingegneri a Umdurman. L’esercito ha affermato di aver respinto gli attacchi delle Rsf e di aver inflitto pesanti perdite alle forze avversarie. Le Rsf, da parte loro, hanno accusato l’esercito degli attacchi, sostenendo che “gli aerei militari hanno deliberatamente bombardato e distrutto le infrastrutture e le zone abitate di Khartoum”.
Un comitato di avvocati volontari pro-democrazia ha affermato ieri che i combattimenti a Khartoum nel fine settimana hanno ucciso dozzine di civili in “continua violazione del diritto internazionale umanitario”. Scontri si sono verificati anche nella regione del Kordofan meridionale, dove testimoni hanno riferito ieri di alcuni scambi di colpi di artiglieria tra l’esercito e le Rsf a El-Obeid.
Più di 3.000 civili sono stati uccisi e migliaia feriti negli scontri a partire da aprile. Dallo scoppio della guerra tra il capo dell’esercito Abdel Fattah al-Burhan e il suo ex vice, il comandante della Rsf Mohamed Hamdan Daglo, in tutto quasi 7.500 persone sono morte, secondo una stima prudente dell’Armed Conflict Location and Event Data Project. Civili e operatori umanitari hanno avvertito che il bilancio reale è molto più alto.
Foto afp