Sudan, inviato Onu lascia l’incarico e lancia un monito sulla guerra civile

di claudia
Volker Perthes

Il rappresentante speciale delle Nazioni Unite in Sudan, Volker Perthes, ha annunciato le proprie dimissioni davanti al Consiglio di sicurezza dell’Onu, tre mesi dopo essere stato dichiarato “persona non grata” dal governo di Khartoum.

“Ho avuto il privilegio di servire come rappresentante speciale del Segretario generale delle Nazioni Unite per il Sudan per più di due anni e mezzo – ha detto ai 15 membri del Consiglio – sono grato al Segretario generale per questa opportunità e per la sua fiducia in me, ma gli ho chiesto di sollevarmi da questo incarico. Questo sarà quindi il mio ultimo briefing in questa funzione”. Il Segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, ha detto alla stampa di aver approvato le dimissioni, sottolineando che Perthes ha “motivazioni molto forti per dimettersi e devo rispettare la sua volontà”.

Nel suo ultimo briefing, l’inviato Onu ha ammonito sul rischio che il conflitto in atto nel Paese dal 15 aprile tra l’esercito guidato dal generale Abdel Fatah Al Burhan e le forze paramilitari di supporto rapido Mohamed Dagalo Hemetti “possa trasformarsi in una vera e propria guerra civile”, a fronte dell’assenza di “segnali di cessazione” degli scontri e per il fatto che “nessuna delle due parti sembra vicina a una vittoria militare decisiva”.

Perthes ha quindi denunciato il fatto che “i civili sono stati presi di mira su base etnica e cacciati da El Geneina e da altre località del Darfur”, regione occidentale del Sudan, rimarcando inoltre il fatto che “a ovest la mobilitazione transfrontaliera delle tribù arabe sta ulteriormente alimentando il conflitto e incidendo sulla stabilità regionale”. L’inviato Onu si è detto particolarmente preoccupato anche per la mobilitazione di elementi dell’ex regime “che sostengono la continuazione della guerra”.

“I leader militari delle due parti sono necessari per negoziare e attuare la cessazione delle ostilità. Ma i leader militari non dovrebbero continuare a governare il Paese – ha aggiunto – dobbiamo far capire alle parti in conflitto che non possono agire impunemente e che verrà chiesto conto dei crimini commessi”.

Dall’inizio del conflitto, almeno 5.000 persone sono rimaste uccise e oltre 12.000 ferite, secondo le cifre fornite da Perthes al Consiglio di sicurezza. 

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