Non ci sono più scuse. Ora, in Sudan, le mutilazioni genitali femminili sono un reato. Chi le pratica è punibile con una pena di tre anni di reclusione. Il provvedimento, preso dal nuovo governo di transizione, libererà da questa dolorosa e pericolosa forma di menomazione migliaia di donne.
Le Nazioni Unite stimano che, attualmente, circa l’87% delle sudanesi di età compresa tra 14 e 49 anni abbia subito una qualche forma di mutilazione genitale. In Sudan è comune per le donne rimuovere le labbra interne ed esterne della vagina e, di solito, anche il clitoride. Questi interventi, praticati quasi sempre in condizioni igieniche precarie, possono provocare infezioni del tratto urinario, dell’utero, dei reni; gravi problemi riproduttivi; e possono portare dolore durante gli atti sessuali.
Ma perché vengono effettuate? La pratica, antichissima e per secoli tollerata anche da islam, cristianesimo e religioni tradizionali, si è diffusa perché si crede che in questo modo si possa meglio tutelare la reputazione delle ragazze che possono così arrivare “pure” al matrimonio.
Secondo uno studio dell’Organizzazione mondiale della sanità, attualmente 200 milioni di donne hanno subito queste mutilazioni e ogni anno si stima che almeno tre milioni di ragazze rischino di subire questo intervento (solitamente prima di compiere 15 anni).
I continenti più colpiti sono Africa e Asia, anche se alcune forme di mutilazione genitale femminile sono state riportate tra gruppi etnici del Sudamerica. Inoltre, la crescente migrazione ha aumentato il numero di ragazze che corrono il rischio di essere sottoposte alla pratica pur vivendo in Europa, Australia e Nordamerica.
Le stime attuali (da sondaggi condotti su donne di età superiore ai 15 anni) indicano che circa il 90% dei casi di mutilazione genitale femminile includono clitoridectomia, escissione o intaccamento (senza tagli) e circa 10 % (oltre 8 milioni di donne) prevedono l’infibulazione, che è la forma più grave di mutilazione (escissione parziale o totale dei genitali esterni, dopo la quale i due lati della vulva vengono cuciti con una sutura).
Quest’ultima è praticata principalmente nella regione nordorientale dell’Africa: Gibuti, Eritrea, Etiopia, Somalia e Sudan. Nell’Africa occidentale (Guinea, Mali, Burkina Faso, ecc.), la tendenza è invece quella di rimuovere il clitoride senza ricucire insieme le piccole labbra.
Le mutilazioni erano già illegali in alcune province sudanesi, ma i divieti sono stati quasi sempre ignorati. Durante la lunga presidenza di Omar al-Bashir si è tentato più volte di intervenire vietando questa pratica, ma il Parlamento ha sempre votato contro. Il nuovo provvedimento è stato approvato dal governo di transizione il 22 aprile e trasforma questa pratica in reato.