Il cessate il fuoco mediato dagli Stati Uniti in Sudan sembra essere parzialmente rispettato, ma non vi è alcun segno che le parti in guerra siano pronte a negoziare seriamente, ha detto ieri l’inviato speciale delle Nazioni Unite in Sudan Volker Perthes al Consiglio di sicurezza Onu.
“Entrambi pensano che sia possibile ottenere una vittoria militare sull’altro”, ha detto. “Questo è un errore di calcolo”. La tregua finora “sembra che in alcune parti stia reggendo. Tuttavia, sentiamo anche continui rapporti di combattimenti e movimenti di truppe”, ha detto Perthes, che ha parlato tramite video da Port Sudan
Le Nazioni Unite hanno trasferito centinaia di membri del personale e della famiglia a Port Sudan da Khartoum e intendono istituire lì un hub per continuare a lavorare nel Paese.
Le forze armate sudanesi (Saf) e le forze paramilitari di supporto rapido (Rsf) che si combattono dal 15 aprile hanno concordato un cessate il fuoco di 72 ore a partire da ieri dopo i negoziati mediati da Stati Uniti e Arabia Saudita.
Dal Sudan arrivano inoltre notizie dell’ex leader del Paese, Omar al-Bashir. Secondo quanto riferito da due fonti dell’ospedale all’agenzia Reuters, al-Bashir era stato trasferito dalla prigione di Kober a un ospedale militare nella capitale sudanese prima che scoppiassero pesanti combattimenti il 15 aprile.
L’ubicazione di Bashir è stata messa in discussione dopo che un ex ministro del suo governo, Ali Haroun, ha annunciato ieri di aver lasciato la prigione con altri ex funzionari. Sia Bashir sia Haroun sono ricercati dalla Corte Penale Internazionale per presunte atrocità commesse durante il conflitto in Darfur agli inizi degli anni 2000.