Istruttori militari russi sono presenti in Sudan al fianco delle forze governative. Lo ha affermato il Cremlino, senza fornire ulteriori dettagli e senza specificare se i mercenari russi sono stati coinvolti nell’azione di repressione delle dimostrazioni in corso in diverse città da alcune settimane.
«Gli istruttori lavorano in Sudan da qualche tempo», questa breve frase rilasciata dal portavoce del Cremlino conferma una presenza che la Russia considera perfettamente legittima. Ma Dmitrij Peskov si rifiuta di dire altro e non specifica il numero di questi istruttori e, in particolare, il ruolo che viene loro assegnato.
Da parte sua, il ministero degli Esteri russo parla di governo e istruttori privati, il che equivale a riconoscere la presenza di mercenari in Sudan. Ma il loro ruolo, dice Mosca, è limitato alla «formazione del personale militare sudanese e delle forze di sicurezza»: non si tratta di riconoscere alcun ruolo nella soppressione delle manifestazioni antigovernative da parte delle autorità sudanesi.
La scorsa settimana, il portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, aveva descritto come «irresponsabile» un articolo sul quotidiano britannico «The Times» che metteva in discussione il ruolo svolto dai mercenari russi in questa repressione.