Sudan nel caos, premier dimissionario

di Marco Trovato

Il primo ministro sudanese Abdallah Hamdok ha annunciato ieri sera le sue dimissioni dall’incarico, due mesi dopo un colpo di Stato militare ed essere stato poi nuovamente reintegrato dai militari golpisti al governo per guidare la transizione del potere ai civili.

“Ho fatto del mio meglio per tentare di impedire al Paese di precipitare verso il disastro“, ha detto Hamdok in un discorso alla nazione trasmesso alla televisione di Stato, citando la frammentazione delle forze politiche e i conflitti tra le componenti militari e civili della transizione alla base della sua decisione.

Economista ed ex funzionario delle Nazioni Unite ampiamente rispettato dalla comunità internazionale, Hamdok è stato il volto civile della fragile transizione del Paese, mentre il comandante in capo dell’esercito sudanese Abdel Fattah al-Burhan è stato di fatto il leader del Paese dopo la cacciata di Bashir.

Nel discorso attraverso il qualeha comunicato le proprie dimissioni, Hamdok ha affermato di aver tentato invano di forgiare un consenso tra fazioni profondamente divise che avrebbe consentito il completamento di un processo di pace firmato con alcuni gruppi ribelli nel 2020 e la preparazione delle elezioni nel 2023.

“Ho cercato per quanto mi è stato possibile di risparmiare al nostro paese il pericolo di scivolare in un disastro – ha proseguito -. Nonostante tutto ciò che è stato fatto per realizzare l’accordo desiderato e necessario per adempiere alla nostra promessa al cittadino di sicurezza, pace, giustizia e fine dello spargimento di sangue, ciò non è avvenuto”.

Nelle ultime manifestazioni di domenica, poche ore prima del discorso di Hamdok, le forze di sicurezza hanno sparato gas lacrimogeni contro i manifestanti a Khartoum mentre i manifestanti marciavano verso il palazzo presidenziale. Almeno tre persone sono state uccise, portando a 57 il bilancio delle vittime nelle proteste dal colpo di stato del 25 ottobre, secondo quel che ha riferito un comitato di medici allineato con il movimento di protesta. L’esercito ha reso noto che consentirà proteste pacifiche e terrà conto dei responsabili di eventuali violenze.

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