La Russia ha posto il veto alla risoluzione per il cessate il fuoco in Sudan presentata da Gran Bretagna e Sierra Leone. La decisione ha scatenato forti critiche da parte di Regno Unito e Stati Uniti. La guerra civile in Sudan, in corso da 19 mesi, ha provocato la morte di decine di migliaia di persone e lo sfollamento di oltre undici milioni di individui. La crisi ha aggravato una situazione umanitaria già critica, con milioni di persone a rischio carestia. La bozza di risoluzione chiedeva l’immediata cessazione delle ostilità tra l’esercito sudanese e le Rapid Support Forces (Rsf), potente gruppo paramilitare, e l’avvio di colloqui per un cessate il fuoco nazionale. Inoltre, sollecitava il rispetto degli accordi precedenti per la protezione dei civili, con un riferimento specifico agli attacchi delle Rsf nella regione del Darfur. Nonostante il sostegno di 14 membri del Consiglio di sicurezza, il veto russo ha impedito l’adozione del testo.
Il ministro degli Esteri britannico, David Lammy, ha definito il voto russo “una vergogna”, mentre Mosca ha accusato Londra di ingerenze negli affari sudanesi senza consultare adeguatamente il Paese. L’ambasciatrice statunitense presso l’Onu, Linda Thomas-Greenfield, ha accusato Mosca di ostacolare la risoluzione per promuovere i propri interessi politici. Il rappresentante russo, Dmitry Polyanskiy, ha replicato affermando che il testo ignorava la sovranità del Sudan e rappresentava “un tentativo di interferire nella crisi per perseguire un’agenda occidentale”.
L’ambasciatore sudanese presso le Nazioni Unite, al-Harith Idriss al-Harith Mohamed, ha lamentato l’assenza di clausole fondamentali nella bozza, come la condanna del presunto sostegno degli Emirati Arabi Uniti alle Rsf e la classificazione di quest’ultima come “gruppo terroristico”. Entrambe le fazioni coinvolte nel conflitto sono accusate di gravi violazioni dei diritti umani