Sudan, oggi a Ginevra la conferenza dei donatori per raccogliere fondi

di claudia
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Si apre oggi a Ginevra, in Svizzera una conferenza internazionale dei donatori, ospitata dalla Nazioni Unite, per raccogliere fondi in favore della popolazione del Sudan, vittima di un conflitto interno che dura da più di due mesi. Alla conferenza parteciperanno, oltre all’Arabia Saudita anche il Qatar, l’Egitto, la Germania, l’agenzia umanitaria dell’Onu (Ocha), l’Unione Europea e l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr).

L’Onu afferma di aver ricevuto meno del 16% dei 2,57 miliardi di dollari necessari per aiutare i sudanesi quest’anno. Altri 470 milioni di dollari sono necessari per sostenere i rifugiati nella regione del Corno d’Africa. Dominique Isabelle Hyde, a capo delle relazioni estere dell’Unhcr, ha dichiarato alla Bbc che la popolazione del Sudan ha “un bisogno disperato” di aiuti e che i sudanesi “dovrebbero ricevere lo stesso sostegno che è stato dato agli ucraini, agli afghani o ai siriani”.

Nelle zone di combattimento, quasi tutti gli ospedali sono fuori uso, essendo stati bombardati o occupati dalle due fazioni militari in guerra. Quelli rimasti aperti hanno esaurito le medicine, alcuni medici sono fuggiti, rimane il pericolo delle epidemie. I medicinali e i generi alimentari scarseggiano in tutto il Paese perché le organizzazioni umanitarie hanno difficoltà a muoversi e le spedizioni aeree sono spesso bloccate alle dogane.

A questa situazione nei centri dove si combatte si aggiungono le necessità delle tantissime persone sfollate internamente o al confine con altri Stati. Le Nazioni Unite hanno fatto sapere ieri che circa 1,7 milioni di persone sono sfollate in Sudan a causa del conflitto. Altre 500.000 persone hanno cercato rifugio nei Paesi vicini. Solo l’Egitto ha ricevuto più di 200.000 rifugiati dall’inizio dei combattimenti a metà aprile. Per questo il capo della politica estera dell’Unione europea, Josep Borrell, ha annunciato ieri lo stanziamento di 20 milioni di euro per aiutare il governo egiziano a far fronte all’afflusso di sudanesi.

Intanto, in Sudan la situazione appare più calma dei giorni scorsi, dicono residenti e reporter, grazie a un nuovo accordo di cessate il fuoco di 72 ore tra l’esercito e le forze paramilitari di supporto rapido (Rsf) entrato in vigore domenica. La sospensione temporanea dei combattimenti è stata annunciata sabato dai mediatori Arabia Saudita e Stati Uniti, che hanno mediato anche i precedenti, e non sempre rispettati, cessate il fuoco. Nelle ultime settimane aveva preoccupato in particolare l’escalation di violenza che ha colpito la regione del Darfur, dove il conflitto tra i due eserciti ha assunto anche una dimensione etnica.

I combattimenti scoppiati il 15 aprile hanno causato più di 2.000 morti, secondo le stime, e più di 2,2 milioni di sfollati e rifugiati, hanno detto le Nazioni Unite.

Foto: afp

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