La coordinatrice umanitaria dell’Onu in Sudan, Clementine Nkweta-Salami, ha espresso “profonda preoccupazione” per le continue segnalazioni di attacchi contro infrastrutture civili nell’ambito del conflitto in corso nel Paese dallo scorso aprile, lanciando un nuovo appello perché le parti “mettano fine a questa terribile agonia facendo tacere le armi”.
“Sono profondamente preoccupata per il fatto che le strutture necessarie per il funzionamento dei servizi essenziali, tra cui acqua, servizi igienico-sanitari e assistenza sanitaria, siano sotto attacco in Sudan”, ha dichiarato la coordinatrice. In una nota diffusa dall’ufficio Ocha in Sudan si ricorda che l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha verificato 58 attacchi al sistema sanitario messi a segno dall’inizio del conflitto, che hanno provocato 31 morti e 38 feriti, e che oltre il 70% delle strutture sanitarie negli stati interessati dagli scontri non è più operativo.
Lo scorso 21 ottobre, ha precisato l’Ocha, è stato dato alle fiamme l’impianto di trattamento delle acque di Al Manara, a Omdurman, provocando l’interruzione temporanea della fornitura idrica: “Questo tipo di interruzione è estremamente preoccupante vista l’epidemia di colera in corso nello stato di Khartoum e in altre parti del Paese”
“Negli ultimi sei mesi ho più volte invitato le forze armate sudanesi, le forze di supporto rapido e tutte le parti coinvolte nel conflitto sudanese a proteggere le infrastrutture civili. Il diritto internazionale umanitario è chiaro a questo proposito. Tutte le parti in conflitto devono prestare costante attenzione per risparmiare i beni civili, compreso il personale e i beni umanitari, e le infrastrutture essenziali. Questi attacchi devono finire – ha sottolineato Nkweta-Salami – il conflitto ha causato sofferenze indicibili in Sudan a un livello mai visto prima. Imploro ancora una volta le parti: mettete fine a questa terribile agonia facendo tacere le armi”.