Sudan, “per la pace fondamentale un sostegno internazionale”

di claudia
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di Tommaso Meo

Le parti in conflitto in Sudan potrebbero concordare un cessate il fuoco se si trovassero sotto una maggiore pressione da parte dei loro sostenitori internazionali, tra cui gli Emirati Arabi Uniti, che hanno appoggiato le Forze di Supporto Rapido (Rsf) a livello politico e presumibilmente anche militare. Lo ha affermato in una nuova pubblicazione l’International Crisis Group, un think tank che studia i conflitti globali.

Il gruppo ha auspicato “uno sforzo diplomatico importante, coordinato e di alto livello che coinvolga le potenze esterne che esercitano la maggiore influenza nella regione”, pur sottolineando che gli sforzi diplomatici finora sono stati sconnessi e fallimentari.

Nel documento pubblicato ieri, Crisis Group ha affermato che gli Emirati “saranno probabilmente al centro di qualsiasi sforzo volto a convincere Hemedti a optare per la pace”, riferendosi al leader delle Rsf, Mohamed Hamdan Dagalo. Allo stesso modo, la pressione da parte dell’Egitto sarà fondamentale per convincere il capo delle forze armate sudanesi, Abdel Fattah al-Burhan, a firmare un accordo.

Il Sudan, sconvolto da una guerra che dura da aprile 2023, è allo stremo, ma un cessate il fuoco sarebbe più vicino di quanto si pensa, continua il Crisis Gruop, a determinate condizioni. Se i principali sostenitori di esercito e paramilitari dovessero spingerli, sollecitati dalle potenze regionali e dagli Stati Uniti, i passi per almeno fermare la spirale discendente da incubo del Sudan potrebbero essere a portata di mano.

L’Icg ha spiegato però che finora il Sudan non è una priorità di alto livello per gli Stati Uniti, che hanno sì sponsorizzato la piattaforma di dialogo di Gedda, ma dopo il suo fallimento la diplomazia Usa non è riuscita a fare altri passi avanti. “È necessaria una diplomazia molto più urgente” ha suggerito il think tank. “Il collasso del Sudan potrebbe riverberarsi per decenni in tutte le regioni del Sahel, del Corno e del Mar Rosso. La finestra per evitare questo risultato si sta chiudendo”.

Anthony Blinken, il Segretario di Stato americano, ha sollevato la questione del Sudan con il presidente degli Emirati Arabi Uniti Mohamed bin Zayed al-Nahyan durante un incontro lunedì, secondo il Dipartimento di Stato, ma non sono stati forniti dettagli, né è stata annunciata alcuna posizione congiunta.

Se gli sforzi diplomatici fallissero, secondo l’Icg il Sudan potrebbe “superare il punto di non ritorno, lasciando uno stato fallito che potrebbe richiedere decenni per essere riparato”.

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