L’ex presidente sudanese Omar al-Bashir, ricercato dalla Corte penale internazionale dell’Aia (Cpi) per crimini di guerra e contro l’umanità commessi nella regione del Darfur, può essere processato all’Aja o a Khartoum. Lo ha detto il procuratore della Cpi, Karim Asad Khan, nella conferenza stampa tenuta al termine della sua visita di quattro giorni nella capitale sudanese.
“La sede della Corte è all’Aja, ma spetta ai giudici valutare se il processo possa tenersi altrove”, ha detto Khan, stando a quanto riportato dall’agenzia di stampa Suna. Il governo civile sudanese ha approvato all’inizio di maggio una norma che prevede la consegna di Bashir alla Cpi. La norma deve ora essere ratificata dal Sovrano Consiglio guidato dal generale Abdel Fattah al-Burhan, che nei mesi scorsi aveva avviato colloqui con la corte per celebrare il processo a Khartoum.
Nel corso della sua visita, il procuratore ha incontrato al-Burhan, il premier Abdalla Hamdok e diversi ministri, con cui ha discusso della consegna dei ricercati e dell’apertura dell’ufficio della corte a Khartoum. Il vice presidente del Consiglio sovrano, Mohamed Hamdan Daglo, presente all’incontro con Khan, ha dichiarato che il Sudan “è pronto a collaborare con la Cpi”.
In conferenza stampa il procuratore ha definito “franchi e proficui” gli incontri avuti con le autorità sudanesi, riferendo di aver ottenuto dal governo le informazioni richieste sul caso dell’ex leader dei Janjaweed (diavoli a cavallo) Ali Kushayib, accusato di crimini di guerra e contro l’umanità, che si è consegnato alla Cpi nel giugno del 2020, dopo essere riparato nella Repubblica centrafricana a seguito della caduta del governo di Bashir, nell’aprile 2019.
Al termine della sua visita, il procuratore ha anche firmato un memorandum di intesa con il ministro della Giustizia, Nasr Edeen Abdel Bari, per la condivisione delle informazioni utili al lavoro della corte.
La Corte dell’Aja ha spiccato un mandato di arresto contro Bashir, oggi in un carcere sudanese dove sta scontando una condanna per corruzione, per genocidio, crimini di guerra e contro l’umanità commessi in Darfur. La Corte ha chiesto anche l’arresto, per gli stessi capi di imputazione, dell’ex ministro della Difesa, Abdel Rahim Mohamed Hussein, e dell’ex ministro dell’Interno, Ahmed Harun, entrambi oggi in prigione in Sudan