Come ogni lunedì dall’inizio di febbraio migliaia di manifestanti sudanesi sono scesi ieri in piazza in tutto il Paese per manifestare contro il colpo di stato militare di ottobre e per chiedere il rilascio dei prigionieri politici. “Il numero delle persone detenute ha superato le 200”, secondo una dichiarazione rilasciata da un gruppo di avvocati pro-democrazia, che ha confermato anche che alcuni detenuti erano stati liberati. L’avvocato pro-democrazia Enaam Attik ha affermato che le autorità hanno ordinato la liberazione di oltre 40 persone arrestate durante la repressione delle proteste contro il colpo di stato. Tra i detenuti ci sono molte figure politiche e attivisti anti-golpe.
Secondo i media, le forze di sicurezza nella capitale Khartoum hanno sparato gas lacrimogeni contro centinaia di manifestanti che hanno cercato di radunarsi fuori dal palazzo presidenziale, dove ha sede il Consiglio sovrano al potere.
Nel frattempo, domenica un esperto di diritti umani delle Nazioni Unite è arrivato in Sudan per verificare le accuse di violazioni dei diritti umani dopo il colpo di stato. Adama Dieng, l’esperto Onu per i diritti umani in Sudan nominato a novembre, è giunto a Khartoum un mese dopo che le autorità sudanesi avevano chiesto il rinvio della sua visita, secondo il Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite. Dieng, dopo avere visto il capo della missione Onu nel Paese, Volker Perthes, ha incontrato il ministro della Giustizia ad interim, Mohamed Saeed al-Hilu, e ha in programma di incontrare altri alti funzionari governativi, attivisti e gruppi della società civile.
Almeno 83 persone sono state uccise nella repressione delle proteste seguite al colpo di stato militare di ottobre, molte delle quali sono state uccise a colpi di arma da fuoco e centinaia sono state ferite dalle forze di sicurezza, secondo un gruppo indipendente di medici. L’ultimavittima è stata un bambino di dieci anni ucciso da un veicolo di sicurezza che inseguiva i manifestanti a Khartoum. Domenica quando un paziente di un ospedale della capitale era stato invece ucciso da un proiettile vagante.
L’Onu nelle scorse settimane ha chiesto alle autorità di fermare le violenze contro gli ospedali e in generale di tutelare i diritti dei manifestanti. Diverse donne hanno anche presentato accuse di violenze sessuale nei confronti delle forze di sicurezza.