Le Nazioni Unite hanno affermato che la guerra in Sudan, iniziata esattamente un mese fa, ha costretto quasi un milione di persone a fuggire dalle proprie case. La maggior parte di loro sono sfollati all’interno del Paese. Nonostante un accordo per proteggere i civili, siglato a Gedda in Arabia Saudita giovedì scorso, i combattimenti tra sia l’esercito e le Forze di supporto rapido sono continuati in aree densamente popolate, specialmente a Khartoum.
Gli inviati di entrambe le parti dovrebbero incontrarsi nuovamente a Gedda questa settimana per pianificare il ritiro delle forze dalle aree popolate.
Almeno 676 persone sono state uccise a causa degli scontri secondo i dati dell’Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari (Ocha) diffusi ieri. “Gli scontri tra le forze armate sudanesi e le Forze di supporto rapido sono continuati per 30 giorni consecutivi, specialmente dentro e intorno a Khartoum, uccidendo almeno 676 persone e ferendone 5.576”, ha affermato l’Ocha.
Secondo il rapporto, dal 15 aprile oltre 936.000 persone sono state sfollate a causa del conflitto, tra cui circa 736.200 sfollati interni e circa 200.000 si sono rifugiati nei Paesi vicini. L’Onu stima che circa 15,8 milioni di sudanesi, ovvero circa un terzo della popolazione sudanese, avranno bisogno di aiuti umanitari nel 2023, e la cifra è destinata ad aumentare a causa della guerra.
Almeno 280 persone sono state uccise e altre 160 sono rimaste ferite negli scontri nella città di El Geneina, nel Darfur occidentale, nel fine settimana a seguito di un attacco di una milizia armata vestita come le Forze di supporto rapido (Rsf), ha dichiarato ieri il sindacato dei medici sudanesi.
“La città di El Geneina sta attraversando i peggiori e più violenti scontri dall’inizio degli attacchi del 23 aprile nella città”, riferisce una nota diffusa ieri dai medici. “È difficile contare le vittime, e siamo riusciti a contare, basandoci su fonti mediche e legali della città, 280 morti e oltre 160 feriti durante il 12 e 13 maggio”, ha aggiunto.
Il sindacato ha spiegato che “le milizie che indossavano uniformi delle Forze di supporto rapido hanno invaso la città, a bordo di veicoli e motociclette” scontrandosi con gruppi armati composti dai cittadini. I combattimenti hanno provocato “centinaia di vittime tra civili e su entrambi i lati.
Anche ieri, per il terzo giorno di fila, sono continuati “gli spari, i bombardamenti e gli incendi”, secondo i medici. L’esercito, in risposta alle Rsf avrebbe usato artiglieria pesante e carri armati, uccidendo 20 persone e ferendone dozzine.