Le Forze paramilitari di supporto rapido (Rsf) del Sudan, dopo oltre otto mesi di scontri con l’esercito del Paese, si sono impegnate a firmare immediatamente una cessazione incondizionata delle ostilità, a rilasciare più di 450 detenuti e a facilitare l’accesso umanitario senza restrizioni.
Secondo quanto scrive il Sudan Tribune, questo sviluppo segue l’incontro di lunedì in Etiopia tra il comandante dei paramilitari, Mohamed Hamdan Dagalo, conosciuto come Hemetti, e l’ex primo ministro sudanese, ora capo Abdallah Hamdok del Coordinamento delle forze democratiche civili (Taqaddum). L’impegno delle Rsf è contenuto in un patto firmato ieri da Hemetti e Hamdok e noto come Dichiarazione di Addis Abeba.
Le principali disposizioni dell’accordo includono il rilascio di 451 prigionieri di guerra e detenuti attraverso il Comitato internazionale della Croce Rossa (Cicr), l’apertura di corridoi sicuri per il passaggio di persone e l’accesso degli aiuti umanitari e l’istituzione di un Comitato nazionale per la protezione dei civili. L’accordo vorrebbe facilitare infatti il ritorno dei cittadini alle loro case a Khartoum e negli Stati del Darfur, Kordofan, Gezira, da dove in milioni sono scappati da aprile
Per fare questo le Rsf si sono impegnate a fermare immediatamente e incondizionatamente i combattimenti attraverso negoziati diretti con l’esercito sudanese. Taqaddum è al lavoro per convincere l’esercito, che non ha ancora reagito alla dichiarazione, a seguire la stessa strada.
Tuttavia, l’attuazione della dichiarazione è subordinata alla firma di un accordo di cessate il fuoco che il Abdel Fattah al-Burhan, comandante dell’esercito sudanese, ha dichiarato sarà firmato solo dopo il ritiro delle Rsf dalle aree urbane.
I due leader hanno accettato l’invito ad incontrarsi da parte del blocco regionale Igad, ma i dettagli dell’incontro, rinviato a gennaio, non sono stati annunciati.
Foto: Afp