Il Sudan ha sospeso martedì le operazioni dei canali sauditi Al Arabiya e Al Hadath e dell’emittente emiratina Sky News Arabia. A darne notizia è stata l’agenzia di stampa statale Suna riportando che il ministro dell’Informazione sudanese ha motivato questa decisione con “la mancanza di impegno verso la professionalità e trasparenza richiesta e il mancato rinnovo delle licenze”.
Un comunicato del ministero della Cultura e dell’Informazione sudanese motiva la sospensione dei canali e ha ordinato alle autorità competenti di attuare la decisione.
Il capo dell’ufficio di Al Arabiya in Sudan ha affermato che il canale non è stato informato ufficialmente della decisione e ignora quando verrà attuata la sospensione, respingendo al tempo stesso le accuse di non professionalità e affermando che il canale segue gli eventi da quando è iniziato il conflitto.
Anche Al Hadath ha comunicato di non aver ricevuto notifiche ufficiali riguardo alla sospensione delle sue attività e di quelle di Al Arabiya in Sudan.
Il Sindacato dei giornalisti sudanese ha condannato la decisione del ministero, definendola una palese violazione della libertà di espressione e di stampa.
“Chiudere i canali satellitari e limitare chi lavora nel settore zittirà la voce dei media professionali e aprirà la porta alla diffusione di voci e discorsi d’odio”, ha dichiarato il sindacato in un comunicato.
Questa azione si inserisce in un contesto di tattiche intimidatorie verso i giornalisti, che lavorano in condizioni estreme da quando, nell’aprile scorso, è scoppiata la guerra in Sudan. Il conflitto, prossimo al suo primo anniversario, è nato da dispute sulle prerogative dell’esercito e delle Forze di Supporto Rapido (RSF) all’interno di un piano sostenuto a livello internazionale per una transizione politica al fine di istaurare un governo civile e indire libere elezioni.