Sudan, svolta in vista dopo mesi di crisi

di claudia

di Tommaso Meo

La scena politica sudanese è prossima a una svolta dopo mesi di stallo e senza un primo ministro. Lo ha affermato il generale Abdel-Fattah al-Burhan (nella foto), a capo del Consiglio sovrano alla guida del Sudan, parlando ai cittadini a Kadbas, nello stato del fiume Nilo. Al-Burhan si è detto ottimista sul fatto che il prossimo periodo vedrà una svolta nella prolungata crisi politica, sottolineando che tutti percepiscono i pericoli della situazione di impasse.

Oltre alla dichiarazione di al-Burhan, ieri il Meccanismo tripartito incaricato di facilitare il dialogo intra-sudanese ha annunciato una soluzione soddisfacente è vicina. Il meccanismo tripartito è composto dalle Nazioni Unite, dall’Unione africana (Ua) e dall’Autorità intergovernativa per lo sviluppo (Iga). Mohamed Hamdan Dagalo, conosciuto come come Hemesti, vicepresidente del Consiglio sovrano di transizione del Sudan, ha incontrato ieri i rappresentanti del meccanismo tripartito: il rappresentante speciale del Segretario generale delle Nazioni Unite in Sudan, Volker Perthes, Mohamed Belaish dell’Unione africana e Mahmoud Younes, per l’Igad. “Vediamo che ci stiamo avvicinando sempre di più a una soluzione soddisfacente per tutte le parti coinvolte nel processo politico”, ha detto Mohamed Belaish, portavoce del Meccanismo tripartito, dopo l’incontro, senza rivelare ulteriori dettagli. Belaish ha descritto l’incontro con Dagalo come un colloquio “positivo e costruttivo”, in cui i due hanno passato in rassegna gli sviluppi politici e il dialogo in corso tra i partiti politici del Paese.

Al-Burhan, nel frattempo, ha anche respinto le accuse di sostenere il Partito Nazionale del Congresso (Ncp), una volta guidato dal deposto presidente Omar al-Bashir. “A chi sostiene che le forze armate sostengono il Partito Nazionale del Congresso, diciamo loro che sono dei bugiardi. Noi sosteniamo il popolo sudanese”, ha detto Burhan, che ha anche ribadito l’impegno dell’esercito di stare lontano dall’azione politica e di far posto alle forze politiche per formare un governo completamente civile. “Non abbiamo alcun desiderio di stare al potere, lavoriamo agli affari di sicurezza e difesa e siamo determinati a farlo”, ha affermato.

Nell’ottobre dello scorso anno un colpo di Stato militare ha posto fine a un accordo di condivisione del potere tra civili e militari, rimosso il primo ministro Abdalla Hamdok, e innescato proteste che continuano da mesi. Almeno 117 civili, tra cui molti giovani, sono morti durante le manifestazioni iniziate dopo il golpe, affermano i medici sudanesi allineati con il movimento di protesta.

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