Sul Sahara Occidentale, Ramaphosa cerca il sostegno di tutta l’Africa

di claudia

“L’Africa non sarà libera finché il popolo sahrawi sarà sotto occupazione”, ha affermato ieri il presidente sudafricano Cyril Ramaphosa, in occasione della visita di Stato di Brahim Ghali, leader del Fronte Polisario e presidente della Repubblica araba sahrawi democratica. Ramaphosa ha sottolineato che “la lotta dell’Africa per la libertà e contro il colonialismo continua e continuerà fino al completamento della liberazione della Repubblica Sahrawi”. Ha espresso il suo senso di vergogna perché la comunità internazionale non sta facendo abbastanza per porre fine alla controversia, che oppone il Marocco agli indipendentisti del Sahara Occidentale.

“È una lotta giusta, è una lotta nobile, è una lotta onorevole, un popolo che vuole decidere il proprio destino attraverso l’autodeterminazione”, ha detto il capo di Stato sudafricano, facendo un confronto tra la lotta del popolo Sahrawi e quella dei Sudafrica contro il regime dell’apartheid.

Pretoria ha sempre offerto il suo sostegno al movimento sahrawi e chiede l’applicazione del referendum di autodeterminazione fissato nell’armistizio del 1991. La visita di Stato di Ghali in Sudafrica, più alto grado di visita ufficiale, mira senz’altro a influenzare il Consiglio di sicurezza dell’Onu che, in questo mese di ottobre, ha programmato cinque riunioni dedicate alla questione del Sahara Occidentale.

Ex colonia spagnola, il Sahara occidentale si trova all’estremità occidentale del vasto deserto omonimo, che si estende lungo la costa atlantica. È stata occupata dal Marocco dal 1975. Il Fronte Polisario, che ha proclamato la nascita della propria repubblica nel 1976, continua a chiedere, con il sostegno di diversi Paesi africani, un referendum di autodeterminazione pianificato dalle Nazioni Unite in occasione della firma del cessate il fuoco tra le parti in conflitto nel 1991.

Il Marocco, presente nell’80% del territorio, sostiene l’autonomia ma sotto la sua esclusiva sovranità. Numerose diplomazie appoggiano la soluzione marocchino, come ad esempio la Spagna, che recentemente ha segnato una svolta affermando il suo sostegno  alla soluzione marocchina. Entro la fine del mese, Cyril Ramaphosa dovrebbe ricevere proprio Pedro Sanchez, il primo ministro spagnolo.

È una diplomazia “discreta” quella condotta da un anno dall’inviato per il Sahara Occidentale, Staffan de Mistura, intervenuto dopo che il Consiglio di sicurezza dell’Onu ha discusso, lunedì, a porte chiuse del conflitto nella regione contesa tra gli indipendentisti e il Marocco. Niente dichiarazioni pubbliche, quindi, secondo l’agenzia spagnola Efe, se non affermare che è in corso una “missione unica” rispetto alle sue missioni precedenti – de Mistura è stato inviato in Siria tra il 2014 e il 2018 – e rammaricarsi di non poter commentare perché non è il momento della “diplomazia pubblica”. Di fatto, concretamente, non molti passi avanti sono stati compiuti.

Sulla questione Sahara Occidentale, nella sua relazione al Segretario Generale, letta davanti al Consiglio, De Mistura ha riconosciuto di non aver potuto visitare il territorio del Sahara -nonostante abbia effettuato due viaggi nella regione- per decisione del governo marocchino, che lo ha informato che “non gli sarebbe stato possibile incontrare rappresentanti della società civile e delle organizzazioni femminili” come aveva chiesto, quindi “ha deciso di non procedere” con quella visita. Ha aggiunto che “l’Ufficio dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani non ha potuto effettuare alcuna visita nel Sahara Occidentale per il settimo anno consecutivo, nonostante le molteplici richieste”.

Secondo la Efe, il tono della relazione non è stato di gradimento al Fronte Polisario, che in una lettera al segretario generale e al consiglio ha lamentato che la comunicazione letta oggi davanti al Consiglio ha minimizzato la rottura del cessate il fuoco dichiarato quasi due anni fa dallo stesso Polisario e che ha provocato scontri e bombardamenti marocchini che hanno provocato la morte di 24 civili, secondo le loro cifre, non confermate da fonti indipendenti.

La lettera del Polisario a Guterres, firmata dal suo segretario generale Brahim Ghali, si rammarica che l’inviato De Mistura descriva “la situazione sul terreno come se nulla fosse” e non sia più energico nel denunciare il Marocco.

Il 27 ottobre il Consiglio dovrebbe votare una nuova proroga di un anno per la Minurso, in cui non sono previste sorprese o veti. 

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