Sulle terre rare l’Ue non esce da una logica “estrattivista”

di claudia

Sono ben 47 i progetti sponsorizzati dalla Commissione europea e volti a garantire e diversificare l’accesso alle materie prime essenziali nell’Unione europea (Ue). Lo riporta l’elenco diffuso dalla Commissione Ue, elenco in cui è incluso il progetto di separazione delle terre rare di Pulawy, in Polonia, che dovrebbe approvvigionarsi dalla futura miniera di terre rare di Songwe Hill, in Malawi.

Nell’elenco, la Commissione cita “i promettenti progetti in Malawi, Tanzania e Namibia” come la risposta europea allo strapotere della Cina nel settore delle terre rare: l’elenco è stato redatto per garantire un accesso più facile ai finanziamenti affinché i progetti minerari citati possano entrare in produzione.

La Commissione parla di un “sostegno coordinato degli Stati membri, della Commissione europea e delle istituzioni finanziarie dell’Ue”, un sostegno che può includere anche la messa in contatto con potenziali acquirenti, l’implementazione di procedure semplificate di approvazione normativa.

Ad esempio, si prevede che i permessi per progetti di lavorazione dei minerali come quello di Pulawy richiederanno 15 mesi, mentre i processi attuali possono richiedere dai 5 ai 10 anni. Questo progetto di impianto di lavorazione, situato in Polonia, fornirà 2.000 tonnellate di ossidi di neodimio e praseodimio e 50 tonnellate di ossidi di disprosio e terbio all’anno: si tratta di quattro metalli delle terre rare utilizzati nell’industria eolica e delle batterie elettriche, metalli che si trovano nel carbonato di terre rare, che verrà prodotto in Malawi da Mkango Resources. Secondo uno studio di fattibilità pubblicato nel 2022, Songwe Hill può fornire 8.425 tonnellate di carbonato di terre rare all’anno per 18 anni.

La maggior parte dei progetti di partnership si basano sull’esportazione di materie prime dall’Africa all’Europa, un approccio che nel continente è sempre più messo in discussione: gli stati africani stanno ora spingendo verso l’industrializzazione locale, sfidando un modello di esportazione lorda che limita i benefici economici.

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