di Andrea Spinelli Barrile
Nei Paesi del Sahel, in particolare Burkina Faso e Mali, ma anche in altri Paesi africani come in Camerun e nella Repubblica democratica del Congo (Rdc), le chiusure delle scuole e il conseguente abbandono scolastico hanno colpito milioni di bambini nel 2023 e il 2024 non sembra essere un anno migliore del precedente. Quello dell’abbandono scolastico in Africa è un problema enorme, con molti dei bambini colpiti che rischiano di essere reclutati da gruppi armati o esposti a fenomeni come lavoro minorile, violenza fisica e sfruttamento sessuale.
In 24 Paesi dell’Africa occidentale e centrale, più di 14.364 scuole sono state chiuse a causa della violenza armata: a rivelarlo è il rapporto sulla situazione regionale del secondo trimestre del 2024 dell’Education in emergencies working group per l’Africa occidentale e centrale, che parla di un aumento rispetto al 2023, quando furono chiuse 13.200 scuole. La chiusura delle scuole ha interessato 2,5 milioni di bambini in tutta la regione nel 2023
“L’istruzione è sotto assedio nell’Africa occidentale e centrale. Il deliberato attacco alle scuole e la negazione sistematica dell’istruzione a causa del conflitto non sono altro che una catastrofe. Ogni giorno in cui un bambino viene tenuto fuori dalla scuola è un giorno rubato al suo futuro e al futuro delle sue comunità”: a dirlo, in una nota stampa ufficiale, è Hassane Hamadou, direttore regionale dell’Norwegian refugee council (Nrc) per l’Africa occidentale e centrale. “Chiediamo urgentemente a tutte le parti in conflitto di cessare gli attacchi e l’occupazione delle scuole e di garantire che l’istruzione sia protetta e prioritaria”.
In Camerun, gli effetti combinati di tre crisi umanitarie simultanee hanno lasciato 1,4 milioni di bambini in età scolare in urgente bisogno di assistenza educativa nel 2023. Nella Rdc, la violenza e le tensioni intercomunitarie, in particolare nell’est del Paese, hanno costretto alla chiusura di 1.457 scuole dall’inizio del 2024, colpendo oltre 500.000 studenti e 12.700 insegnanti. I gruppi armati continuano a occupare gli edifici scolastici, utilizzandoli per scopi militari.
Gli attacchi in corso all’istruzione e le conseguenti chiusure delle scuole hanno conseguenze di vasta portata e senza un intervento immediato, la regione rischia di perdere un’intera generazione di giovani e adulti istruiti, con gravi impatti e ripercussioni socioeconomiche a lungo termine. Le ragazze affrontano rischi maggiori di matrimonio forzato e sfruttamento, aggravando ulteriormente le disuguaglianze di genere e sociali e, inoltre, il reclutamento dei bambini da parte di gruppi armati interrompe la loro istruzione, riduce le loro possibilità di tornare a scuola e aumenta la loro vulnerabilità alla violenza e allo sfruttamento, perpetuando cicli di povertà e instabilità.
Sebbene la situazione rimanga disperata, ci sono anche barlumi di speranza: in Mali e nella Repubblica centrafricana (Rca), il numero di attacchi all’istruzione è diminuito tra il 2022 e il 2023, a causa del calo della violenza in alcune parti di questi Paesi. In Burkina Faso, circa 1.300 scuole hanno riaperto quest’anno in diverse aree controllate dal governo, cosa che ha consentito a migliaia di bambini di tornare in classe: “La riapertura delle scuole in Burkina Faso e la riduzione degli attacchi in Mali e nella Repubblica centrafricana dimostrano che è possibile fare progressi”, ha detto Hamadou.