È morto ieri, all’età di 84 anni, l’ex presidente algerino Abdelaziz Bouteflika. Nato il 2 marzo 1937 in Marocco (a Oujda), dove il padre, originario di Tlemcen, era emigrato, visse e studiò in Marocco, prima di arruolarsi nella resistenza, non potendo così completare l’ultimo anno delle scuole superiori e diplomarsi.
Bouteflika combatté per l’indipendenza dal controllo coloniale della Francia negli anni Cinquanta e Sessanta, negoziò con successo con il terrorista Carlos la liberazione degli ostaggi catturati alla sede viennese dell’Opec nel 1975, aiutò a riconciliare gli algerini dopo la guerra civile, finché l’insoddisfazione e la frustrazione popolare sfociate in proteste di massa portarono alla sua caduta. Dalla sua caduta nell’aprile 2019 sotto la pressione dell’esercito e della strada, Bouteflika era rimasto in solitudine nella sua residenza a Zeralda, a ovest di Algeri.
Bouteflika è stato presidente per 20 anni prima di essere cacciato. Nel 2013 aveva avuto un grave ictus e da allora aveva iniziato ad apparire sempre meno in pubblico, ma era comunque rimasto al potere fino a due anni fa. Nel 2019, già anziano e malato, il rais algerino aveva inizialmente annunciato l’intenzione di candidarsi per un quinto mandato alla presidenza per poi fare un passo indietro dopo proteste di piazza del movimento Hirak e la spallata dei militari.
A subentrargli nel 2019 è stato l’attuale presidente algerino, Abdelmadjid Tebboune.